A otto mesi dal terribile incidente di Mestre, dove un autobus cadde da un cavalcavia causando 22 morti e 15 feriti, emergono i primi risultati delle perizie eseguite sul mezzo. Fin dalle settimane successive alla tragedia, infatti, venne escluso il malore del conducente, morto nell'impatto, e l'attenzione è stata spostata sull'autobus e poi sulle infrastrutture stradali. Ed è infatti analizzando questi elementi, mediante perizie richieste dalla procura di Venezia, che sono emerse le cause più probabili che, concatenate, hanno portato all'incidente tremendo.
Questa mattina, il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha tenuto un punto con la stampa per esporre tutte le novità sul caso e ha riferito che lo sterzo di quel veicolo appariva mal funzionante e che il guardrail che corre lungo il cavalcavia era troppo vecchio e malconcio per poter reggere l'urto e, di conseguenza, il peso di un mezzo come quello. Essendo elettrico, infatti, quel tipo di autobus ha un peso decisamente superiore rispetto a un mezzo tradizionale. Nella giornata di ieri sono stati rimossi i resti della barriera di protezione, lunga trenta metri, che rimane sotto sequestro. I resti sono già stati trasferiti nella caserma Matter di Mestre, dove è depositato anche l'autobus.
La perizia meccanica sul mezzo ha rilevato alcune criticità a livello meccanico, nello specifico sul perno dello sterzo, che nel momento in cui l'autobus ha sbandato, come riferito da alcuni testimoni, non ha permesso all'autista di recuperare la carreggiata in tempo. Alcune persone presenti sul posto hanno riferito che il mezzo non avrebbe urtato con violenza il guardrail ma è come se ci si fosse appoggiato: da qui si ipotizzò che il conducente potesse aver subito un malore. Invece, Alberto Rizzotto era in perfetta salute e non ha potuto riportare il mezzo in carreggiata a causa del ritardo di reazione, se mai c'è stata, tra il comando impresso allo sterzo e il conseguente movimento delle ruote.
È così che il bus è, purtroppo, precipitato, senza che il suo conducente potesse fare nulla per evitarlo. La maggior parte delle vittime erano di origine straniera e si trovavano in Italia in vacanza. Tra loro, anche una ragazzina di 12 anni, un bimbo di appena un anno e un'altra ragazza minorenne.
Tra le vittime ci fu anche una ventenne, incinta, che si trovava in Italia in viaggio di nozze con il marito. L'ultimo decesso è stato quello di una donna spagnola, che per mesi è rimasta ricoverata in condizioni disperate in un ospedale veneto, prima di spirare alcune settimane fa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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