Dalle grandi inchieste sul malaffare alle innumerevoli truffe smascherate, ai celebri cold case risolti: il successo de Le Iene sta tutto lì. In un format fluido, dinamico capace di adattarsi negli anni senza perdere il graffio. Ma anche in un metodo e uno stile distintivo che, se da una parte divide e fa discutere, dall’altra ha il merito di aver scardinato tutti i paradigmi di un classico programma televisivo di inchiesta. Ne abbiamo parlato con Marco Fubini, autore di numerose importanti inchieste giornalistiche andate in onda a Le Iene negli ultimi 15 anni e tra i docenti della masterclass di The Newsroom Academy di video giornalismo investigativo diretta da Alessandro Politi.
Uno dei meriti delle Iene è di sicuro aver sollevato la questione: “Bisogna per forza essere giornalisti per fare inchiesta”?
Questo è vero: ci sono molti inviati e molti autori, che pur non avendo il “tesserino” da giornalista, si occupano di inchieste a volte molto complesse. A me è successo di imbattermi in servizi che hanno richiesto moltissimo studio, fatto sia di lettura dei documenti sia di confronto con gli esperti del settore e con gli avvocati, per capire cosa è legale e cosa no. E questo vale per il nostro modo di muoverci come anche per i casi che andiamo a trattare.
Marco Fubini è tra gli ospiti della masterclass di videogiornalismo di inchiesta di Alessandro Politi.
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Qual è la forza del format e qual è la chiave per adattarlo ai tempi senza perdere il graffio?
Il segreto, secondo me, è sapersi adattare ai tempi, essere fluidi, passare da un periodo in cui mandiamo solo servizi da 8-10 minuti a periodi in cui ci sono servizi che possono durare anche un’ora. Il ritmo e il montaggio dei servizi sono in continua evoluzione. Altro elemento molto importante è che i “formati” all'interno della nostra trasmissione sono tantissimi. Dall'inchiesta sulla sanità durante l'emergenza Covid, o quella sul Monte dei Paschi di Siena, alle truffe che ci hanno caratterizzato negli anni, ma anche cold case, storie, scherzi, reality e tanto altro. Insomma, con Le Iene spesso non hai bisogno di cambiare canale perché il servizio successivo è già in qualche modo un programma diverso.
Ogni grande inviato ha la sua cifra di interpretare lo “stile Iene”. Cosa si deve avere per entrare nel team?
Molta voglia di lavorare, perché da noi si lavora davvero tantissimo in termini di ore e di giorni. Raramente durante le dirette abbiamo giorni di pausa. Fondamentale, poi, è saper leggere il mondo con uno sguardo personale e avere la capacità di intuire dove c'è la notizia e dove no. Dove c'è una storia che tocca il cuore, dove una storia che fa ridere, dove una che fa incazzare e dove, invece, c'è da indagare per trovare una verità che non è ancora venuta fuori.
Iena si nasce o si diventa?
Secondo me si diventa! Anche se in pochi ci riescono.
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