"Cosa volete da me?". Dopo lo stupro il senegalese sbeffeggia gli agenti

L'aggressore, un 17enne senegalese, è stato incastrato dalle tracce di dna lasciate sui vestiti della vittima. La sfida agli agenti durante il fermo: "Cosa volete da me?"

"Cosa volete da me?". Dopo lo stupro il senegalese sbeffeggia gli agenti

Quando gli agenti della Squadra Mobile lo hanno fermato per lo stupro avvenuto nel campus "Paolo Borsellino", a Torino, il 17enne di origini senegalesi non ha fatto una piega: "Cosa volete da me? Io non ho fatto nulla", ha detto rivolgendosi ai poliziotti con tono di sfida. A incastrarlo sono state le tracce di Dna lasciate sui vestiti della vittima, una studentessa messinese di 23 anni che ha fornito un racconto dettagliato dell'accaduto permettendo agli investigatori di identificare tempestivamente il presunto aguzzino. Del caso ora si occupa la Procura minorile diretta dal magistrato Emma Avezzù che ha avviato un procedimento per violenza sessuale. Al ragazzo non sono stati contestati altri episodi, anche se in questura è aperto un dossier su un'altra aggressione avvenuta nello stesso quartiere il 30 ottobre.

La sfida agli agenti

Dalla residenza universitaria, dove si è consumata la violenza sessuale, a corso Stati Uniti, sono circa 10 minuti a piedi. Ed è proprio lì che, venerdì mattina, gli uomini delle Volanti hanno intercettato il 17enne. Stando a quanto riporta il quotidiano La Stampa, pare che il giovane sia solito frequentare la zona anche se vive con la famiglia in un appartamento in provincia di Torino. Quando i poliziotti lo hanno fermato indossava gli stessi vestiti della notte dell'aggressione: felpa con cappuccio, pantaloni scuri e scarpe da ginnastica. "Cosa volete da me? Perché mi portate in Questura?" ha domandato agli agenti con aria sfottente. La stessa spavalderia ostentata con la vittima: "Se parli, se mi denunci - aveva detto alla ragazza -io vengo qui e ti ammazzo". E poi, dopo l'abuso: "Ti è piaciuto?".

Il Dna

Ad incastrare il 17enne sono state le tracce di Dna rivenute sui vestiti della 23enne. La studentessa, con lucido ed encomiabile coraggio, non si è lavata dopo la violenza. Sicché gli investigatori hanno potuto recuperare i residui di materiale biologico e procedere con gli accertamenti del caso. L'esito del test di comparazione genetica ha fugato ogni dubbio sull'identikit dell'offender: 17 anni, con dei precedenti per furto. Fondamentali sono stati anche i filmati estrapolati dalle telecamere di sorveglianza interne alla residenza universitaria e quelle delle vie adiacenti che hanno immortalato gli spostamenti del ragazzo.

La ricostruzione

La notte del 30 ottobre, il 17enne è salito al nono piano di una palazzina del campus passando dalle scale dietro una porta anti-panico della struttura. Si è messo a bighellonare tra scale e corridoi bussando a una porta dopo l'altra finché una giovane di 23 anni, credendo si trattasse di un compagno o una compagna di studi, non gli ha aperto. A quel punto, è scattata la brutale aggressione.

Quindi la fuga indisturbata dopo aver violentato e picchiato la ragazza. La vittima, dopo essere stata visitata prima dai medici del centro anti-violenza dell'ospedale Sant'Anna e poi da quelli delle Molinette, ha denunciato subito l'abuso.

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