"Nuovo intervento davanti alla Libia". La sfida della Ong al governo

La Geo Barents è pronta a lasciare il porto di Augusta in Sicilia per tornare nel Mediterraneo centrale dopo le polemiche per l'assegnazione del porto di Ancona

 "Nuovo intervento davanti alla Libia". La sfida della Ong al governo

La nave Geo Barents, che dopo lo sbarco ad Ancona era tornata ad Augusta per il cambio dell'equipaggio, è pronta a tornare nel Mediterraneo centrale per un nuovo intervento. La partenza è fissata per oggi o domani: "Nel week-end faremo alcune esercitazioni e poi ci dirigeremo verso sud". Si prospettano nuove polemiche per la nave della Ong, supportata dalla sinistra, che al pari di tutte le altre organizzazioni non governative nelle ultime settimane ha alzato la voce contro il nostro Paese, nel tentativo di intimorire il governo convincendolo a fare un passo indietro.

La Geo Barents di Medici senza frontiere è una nave di grossa stazza e, nonostante questo, si è lamentata per aver preso un po' d'onda nel mare Adriatico durante la risalita verso Ancona. Un atteggiamento vittimistico al quale quasi più nessuno crede, visto e considerato che la nave, dopo essersi lamentata dell'assegnazione del porto marchigiano, considerato lontano, avrebbe potuto chiedere un nuovo porto anche alla Croazia, al Montenegro e perfino all'Albania, tutti Paesi incontrati una volta superato il canale d'Otranto. Invece no, invece di rivolgersi all'altra sponda del mar Adriatico, ha fatto domanda di un altro porto alla stessa Italia, ben consapevole che non lo avrebbe ricevuto. Da qui, ha montato l'ennesima polemica contro il nostro Paese.

Tra i motivi per i quali la nave Geo Barents ha iniziato un lungo braccio di ferro contro l'Italia c'è il fastidio per non poter più sostare in acque internazionali al largo della Libia per attendere i barchini coi migranti. Queste sono navi armate per trasportare centinaia di persone, un viaggio con appena 70-90 migranti appare evidentemente controproducente a livello economico per la Ong, come è stato più volte sottolineato. Ma il divieto per la Ong di fare interventi multipli non è assoluto: Tunisia e Malta, che sono geograficamente i due Paesi più vicini all'area in cui questa nave, così come le altre, opera, non hanno queste limitazioni.

Se davvero lo scopo di restare giorni e giorni in mare con i migranti in attesa di arrivare al massimo della capacità è quello di salvare quante più persone possibili, e se all'Italia viene mossa la critica di impedire il raggiungimento di questo obiettivo, perché non rivolgersi alla Tunisia? Bastano poche ore di navigazione per raggiungerla, è un Paese sicuro e una volta effettuato lo sbarco la nave può rapidamente tornare nel suo spot per fare nuovi interventi.

D'altronde, l'area in cui operano queste navi non è nemmeno di competenza dell'Italia ma è Sar libica, quindi l'Italia non ha alcun obbligo conclamato nel momento in cui, come spiegato dal marittimista Loffreda, la Ong sceglie di chiedere il porto non allo Stato più vicino ma a quello che, per una serie di ragioni, viene arbitrariamente preferito.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica