Giuliano Sangiorgi dopo vent'anni cos'è cambiato?
«Come se ci fosse una nuova rivoluzione musicale».
Addirittura.
«È come se gli anni Sessanta fossero finiti ieri. Le stelle sono sempre lì, prendi Madame che cita De André e, senza dubbio, Mengoni e Tananai hanno una visione chiara e un forte legame con la tradizione. Ma un linguaggio nuovo sta nascendo».
Il vostro primo disco è del 2003.
«Era il frutto di una lunga gavetta. Per carità, anche oggi i ragazzi fanno spesso un po' di gavetta. Ma per molti è più breve anche grazie a band come i Negramaro».
Non per nulla sono diventati uno dei gruppi di riferimento del pop rock italiano. E che fossero in pole position si è capito già al loro primo Sanremo, tra i Giovani nel 2005, quando suonarono Mentre tutto scorre lasciando un po' tutti senza parole: era l'upgrade del rock italiano, la giusta via di mezzo tra chitarre selvatiche, elettronica all'avanguardia e melodia vincente. «Abbiamo sempre messo in primo piano le canzoni», dice adesso Giuliano Sangiorgi che l'altra sera a Che tempo che fa ha mostrato nuovi riflessi della sua voce, più agile, più leggera ma colorata. Sono in sei, i Negramaro, da sempre, e questa estate prima faranno concerti in posti che si sognano per tutta la vita (inizio il 13, 14 e 16 giugno alle Terme di Caracalla a Roma, poi il Teatro Greco di Siracusa e l'Arena di Verona) e poi suoneranno il concerto che si sogna sin da bambini: quello vicino a casa (Aeroporto Cesari di Galatina il 12 agosto), quello che raccoglie tutto il meglio della canzone, da Elisa a Samuele Bersani a Malika Ayane, Ermal Meta, Niccolò Fabi eccetera: «Ognuno di loro sceglierà un nostro brano nel quale interagire».
Nell'elenco manca Lorenzo Jovanotti.
«Eddai mica si può annunciare tutto subito. Diciamo che ci saranno sorprese».
Ma perché avete scelto un aeroporto per suonare?
«Quello è il centro nevralgico dei nostri ricordi, è da lì che abbiamo spiccato il volo e lì è giusto ritornare».
L'aeroporto fa pensare a Campovolo di Ligabue.
«Sì, il concerto che abbiamo battezzato N20 Back Home sarà la nostra Campovolo, ovviamente considerando tutte le intergalattiche distanze tra Liga e noi».
Come hanno fatto i Negramaro a rimanere insieme per oltre vent'anni senza esplodere, senza separarsi, senza litigare?
«Tra noi c'è una amicizia celestiale ma pure carnale nel senso della grande affinità nella ricerca di obiettivi e nei modi per raggiungerli. Ma c'è anche un'altra caratteristica fondamentale».
Qual è?
«Abbiamo sempre messo la canzone al primo posto».
Tutti dicono così.
«Allora mi spiego meglio. Per noi la canzone è sacra ma non può essere legata al momento, deve guardare più lontano».
Adesso vanno di moda i cosiddetti «cantanti da cameretta» che parlano di loro stessi.
«Noi invece non vogliamo descrivere solo i tre minuti in cui nasce una canzone».
La vostra discografica Caterina Caselli ha raccontato ieri che, quando ha sentito la sua voce per la prima volta, è stata travolta dalla sua intensità.
«Una persona unica, lei, una personalità rara, la sua. A Sanremo il rock italiano si esibiva alle 2 di notte come è capitato al nostro primo Festival. Grazie a lei e, se posso dirlo, anche a noi, si è arrivati ad avere i Måneskin subito all'inizio».
Giuliano Sangiorgi scrive parole
nell'epoca del politicamente corretto che spesso le censura.«In parte il politically correct è servito a superare i pregiudizi. Ma l'esagerazione della correttezza rischia di obbligarci a un medioevo culturale».
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