La rivista «Time» lha già definita «una delle 10 più importanti scoperte scientifiche del 2009». Si chiama denosumab ed è il nuovo bio-farmaco che previene le metastasi ossee causadi fratture nei malati di tumore (prostata, polmoni e seno). Arriva ora in Italia, dove si verificano 35mila nuovi casi allanno di cui il 75% con conseguenze ossee. É stato approvato dallAgenzia europea del farmaco (Emea) e dallamericana Fda.
Gli studi su 5.700 pazienti con il cancro in stato avanzato, sono stati presentati a Chicago al Congresso Asco, da Karim Fizazi, che ha sperimentato la molecola prodotta dalla società biotech americana Amgen allIstituto francese Gustave Roussy di Villejuif. «Il denosumab - ha detto- riesce ad interrompere il circolo vizioso della distruzione ossea prodotta dal cancro». Unanalisi su 1.901 pazienti affetti da cancro alla prostata dimostra che il farmaco è più efficace della terapia tradizionale per evitare o ritardare le complicanze ossee. Lo stesso è per il cancro al seno e il mieloma multiplo. Dopo 3 anni dallassunzione di denosumab il rischio di subire nuove fratture alla colonna vertebrale è ridotto del 60%, afferma un altro studio (Halt). Questo prodotto ospedaliero è un importante esempio dellazione dei nuovi farmaci mirati, studiati per colpire non un tumore in generale ma una particolare variante, individuata con una delicata diagnosi molecolare. É la strada del futuro per Pierfranco Conte, direttore del dipartimento oncologia delluniversità di Modena e Reggio Emilia, dove sono state confermati i risultati. «Questo farmaco - ha spiegato- è somministrato con uniniezione sottocutanea una volta al mese e agisce a livello molecolare, bloccando laggressione alle ossa delle cellule tumorali, perchè si lega alla proteina che la regola». In Italia - ha aggiunto Conte- ci sono ogni anno 37 mila nuovi casi di tumore polmonare e altrettanti di cancro della mammella. Le nuove terapie allungano la sopravvivenza,ma anche il rischio di metastasi scheletriche. Se oggi abbiamo farmaci molto costosi con vantaggio per pochi, in futuro potremo avere vantaggi terapeutici su pazienti ben identificati».
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