Nei mercatini dell’usato tra alternativa e risparmio

«Nessuna cosa è da buttare, tutto può essere riutilizzato e venduto» è lo slogan che accomuna i tanti mercatini dell’usato a Roma che propongono oggetti in conto vendita. Un fenomeno che è andato consolidandosi sempre più nel tessuto commerciale della capitale, dove nell’ultimo decennio si è passati da 219 a 333 esercizi. Complici il caro-vita, la moda del vintage ma anche la ricerca di una scelta di consumo eco-compatibile, per cui sempre più persone fanno i loro acquisti o vendono qualsiasi tipo di oggetti in questi mercatini.
Questo boom dell’usato ha innescato una competizione commerciale con un’evoluzione del settore caratterizzata dalla nascita di negozi-mercatini. Viene riposta maggiore attenzione all’aspetto qualitativo del servizio, a partire dall’organizzazione logistica fino ad arrivare alla selezione degli oggetti usati da esporre nel modo migliore per poter catturare l’attenzione del possibile acquirente. Un esempio di organizzazione su larga scala è data dal mercatino di via Manfredo Camperio alla Garbatella, che fa parte di una catena in franchising. Il ricavo promesso per il cliente, come è scritto all’ingresso in bella mostra, è del 65 per cento su arredamento e vecchi mobili, mentre il 50 per cento si può ottenere su abbigliamento, oggettistica, libri, piccoli mobili, giocattoli, elettrodomestici. Se però sono trascorsi 60 giorni dalla data dell’etichetta di vendita, si può ottenere uno sconto alla cassa su un acquisto dal 10 per cento al 50 per cento, a discrezione della direzione. L’afflusso di clienti è sempre notevole, una folla si accalca lungo i corridoi del grande magazzino per visionare la merce, altrettanta sosta davanti al bancone riservato alle vendite. «Vede - spiega una commessa a una anziana signora dalla minutissima corporatura - queste tazzine sono made in Japan, non le vuole proprio nessuno. Fossero state almeno di Bavaria». La signora si innervosisce e nel rimettere tutto dentro la busta fa cadere una tazzina che va in mille pezzi. Raccoglie i cocci e se ne va. Si fa avanti un’altra che ha acquistato un piccolo quadro: «Sono venti con lo sconto», le comunica una della tante commesse, aggiungendo poi con un sorriso: «bello, complimenti».
Il mercatino dell’usato funziona come una piccola agenzia d’affari, attraverso un’attività di intermediazione tra privati in cui chi ha oggetti da vendere e chi li vende, cercano insieme di realizzare il più possibile per poi dividere l’incasso. Solitamente tratta molti settori merceologici, dai mobili agli abiti firmati, cd, strumenti musicali, Hi-Fi, libri, bigiotteria, collezionismo, dischi in vinile, elettrodomestici, oggettistica e tanto altro ancora, una vera attrattiva per tutti i ceti sociali. Il signor Vittorio, gestore de il «Mercante», un mercatino a via Mantegazza, a Monteverde, spiega che «sono molteplici le ragioni per cui la gente vende gli oggetti. Per quanto riguarda i mobili, c’è chi deve cambiare casa con una più piccola ed è costretto a disfarsi di parte dell’arredamento, chi si trasferisce lontano, ma anche chi vuole semplicemente rinnovare l’aspetto dell’appartamento. Molti si disfano dei mobili dei genitori quando questi muoiono.

Alcuni - sottolinea - vendono per realizzare un po’ di denaro: sono soprattutto gli anziani, che si privano di piccoli oggetti che raccontano la storia di una vita per integrare una misera pensione. «Ma c’è anche chi dà via con sollievo quei regali ricevuti per il matrimonio o per Natale che proprio non gli piacevano».

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