Nel metrò spunta una pacco bomba, a Roma tensione alle stelle

RomaCi mancava l’allarme bomba per rendere l’atmosfera ancora più rovente. Non bastavano le parole grosse volate nell’aula di Palazzo Madama durante la concitata votazione del ddl della riforma Gelmini dell’università. Alle 14 di ieri pomeriggio le agenzie di stampa lanciavano la notizia del ritrovamento di un ordigno alla stazione di Rebibbia della linea B della metropolitana capitolina. Il materiale esplosivo era nascosto dentro una busta per la spesa rimasta incustodita sotto un sedile. A trovarla verso le 9.50 è stato un macchinista che stava ispezionando il vagone ormai vuoto, mentre il treno si trovava sul cosiddetto «binario tronchino», dove i convogli fanno manovra per invertire il senso di marcia. Dopo un primo sopralluogo gli investigatori del Ris hanno confermato che l’ordigno era privo dell’innesco e che quindi non poteva esplodere.
Un atto intimidatorio, dunque. Un gesto dimostrativo senza alcuna finalità di provocare danni. In attesa dell’analisi del materiale con cui è stato confezionato l’ordigno - due tubi di ferro all’interno dei quali erano chiusi circa cento grammi di polvere nera (ma non esplosiva) dei chiodi da falegname e dei dadi metallici - la lettura che viene data dagli esperti è quella, appunto, di un gesto puramente dimostrativo. Nella scatola in cui era contenuto l’ordigno, inoltre, non c’era alcuna rivendicazione, che non è arrivata neanche a redazioni di giornali o a siti internet: un altro elemento che confermerebbe, secondo gli esperti, l’intento puramente allarmistico del gesto.
La Procura di Roma ha, intanto, aperto un fascicolo contro ignoti per «porto e detenzione di materiale esplodente». Secondo gli inquirenti non è però da escludere la matrice politica. E si fa, tra gli altri, anche il nome del Fai (federazione anarchica informale), già in passato indicata come firma dei pacchi bomba piazzati all’università Bocconi e al Cie di Gradisca d’Isonzo.
Una volta lanciato l’allarme, la zona di manovra dei treni è stata subito transennata da carabinieri e vigili del fuoco. Il servizio della metropolitana, però, non si è interrotto. L’intervento della squadra artificieri dei carabinieri, successivamente affiancata da quella della polizia, ha infatti consentito di accertare in tempi rapidi la portata inoffensiva del manufatto il quale, ancorché ben confezionato, era privo di innesco e rinvenuto in una zona non frequentata dai passeggeri. A titolo cautelativo gli artificieri hanno poi provveduto «alla progressiva bonifica delle stazioni delle linee A e B e dei convogli in transito, oltre a quella dei raccoglitori dei rifiuti», come recita un comunicato rilasciato in serata dal comando dell’Arma.
Il ritrovamento dell’ordigno ha avuto più eco tra i politici che tra gli utenti stessi della metropolitana romana, molti dei quali hanno saputo dell’«allarme bomba» solamente in serata rientrando a casa.
«Troppo sospetta» esordisce così Antonio Di Pietro (Idv) che aggiunge: «non è un gesto disperato ma voluto da chi con la strategia della tensione pensa di spostare l’attenzione». Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, getta acqua sul fuoco e invita alla prudenza nelle dichiarazioni. «In un momento di così grande tensione - spiega l’esponente del Pd - spetta alle istituzioni e alle forze politiche il compito di mantenere sobrietà e non cavalcare le paure dei cittadini».

Lo stesso sindaco Alemanno commenta: «È stata solo una brutta provocazione che nulla ha a che fare le manifestazioni di domani (oggi, ndr). Resta da capire il perché di un simile gesto. Che comunque non va sottovalutato».

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