"Nel mio festival innovativo i concerti classici sono lampo"

Parla l'ideatore del "Trame Sonore" di Mantova: "Sono stufo di chiedere ai musicisti di suonare gratis"

"Nel mio festival innovativo i concerti classici sono lampo"
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Il festival musicale Trame Sonore è un miracolo all'italiana. Cinquecento mila euro di budget per finanziare 150 concerti tenuti da 350 musicisti e goduti da 50.000 spettatori. Tutto questo, nei più bei palazzi, chiese e cortili di Mantova, da Palazzo Te al Ducale, fra Mantegna e Rubens, Leon Battista Alberti e Giulio Romano, giardini segreti e piazze, con apice nel teatro Bibiena.

Nei cinque giorni di festival (fra maggio e giugno) ovunque posi lo sguardo vedi spettatori che sciamano, gente che corre di luogo in luogo per delibare concerti di interpreti leggendari, in testa Martha Argerich e meno noti ma di qualità perché a sceglierli è Carlo Fabiano, uno che avendo competenze - è lui stesso violinista - non si affida alle agenzie per mettere in piedi stagioni e festival, bensì ascolta, pondera quindi scrittura.

Fabiano undici anni fa ha fondato un festival che è un caso di studio. E allora studiamolo assieme.

Avete chiuso un festival da tutto esaurito, in controtendenza con la crisi che affligge la classica. Come si ottengono questi risultati?

«Siamo un progetto di sperimentazione divulgativa quindi osserviamo e rimoduliamo l'offerta consapevoli che quanto proponiamo, da Bach a Monteverdi o Brahms, è intoccabile: stiamo parlando delle più alte espressioni del pensiero, nella stessa misura in cui lo è la Bibbia o le opere di Michelangelo. E poiché non si tocca l'intoccabile, vanno cambiate le modalità dell'offerta. Noi applichiamo quattro regole».

Partiamo dalla numero uno.

«La durata dei concerti. In Italia aumentano i consumi culturali, ma diminuiscono quelli della musica classica, e il più grande responsabile è il tempo. A Trame Sonore i concerti non vanno oltre i 35'. Viviamo l'epoca degli sms, della brevità, di giornate di lavoro che iniziano presto e finiscono tardi, come possiamo illuderci che a fronte di questo la gente sia disposta a sentire due ore di concerto o tre ore di opera lirica?».

Seconda regola.

«Riportare la musica da camera alla sua dimensione autentica quindi laddove è nata: nei saloni. Non c'è nulla di più innaturale che prendere un quartetto e farlo suonare in una sala da duemila posti. La vicinanza fra artista e pubblico crea atmosfere speciali».

Ultime due regole.

«L'abbigliamento. In tanti pensano che andare a un concerto di classica implichi vestirsi bene. I nostri musicisti sono i primi a indossare scarpe di ginnastica, maglietta del festival e blue-jeans. Infine ai programmi di sala preferiamo il racconto di quel che si andrà ad ascoltare fatto dall'interprete stesso».

Da voi gli artisti, nessuno escluso, suonano gratuitamente, così come per la gloria scrivono i giornalisti del 90% delle riviste musicali di classica. Quanto è sostenibile ed eticamente giustificabile questo?

«Non credo nella gratuità, il punto è che sono costretto. E francamente adesso un po' stufo. Chiedi una volta e passi, la seconda anche, ma poi diventa imbarazzante chiedere a un professionista di suonare senza un cachet».

Come arrivate al mezzo milione di budget?

«Circa 300 mila euro provengono da sponsor, aziende e fondazioni bancarie, 60mila euro dal Comune di Mantova e 40mila dal FUS (Fondo Unico Spettacolo): siamo il primo festival italiano in termini numerici, ma fra gli ultimi per finanziamenti dallo Stato. Il resto del budget è coperto dalla biglietteria, ogni anno sempre più vivace».

In Italia tanti manager musicali non conoscono la lingua musicale: non sanno né leggere uno spartito né suonare uno strumento. E' un'anomalia o forse le competenze si possono costruire anche con il solo ascolto?

«Un po' in tutti i settori per poter proporre un prodotto devi sapere come è fatto. Però magari uno ha nella propria squadra chi crea il progetto musicale».

Come si gestiscono trenta concerti in un giorno? In quanti lavorano nella squadra di Trame Sonore?

«Abbiamo otto professionisti a tempo pieno nell'organico dell'Oficina OCM,

centro di produzione musicale cui fanno capo Trame Sonore, l'Orchestra di Mantova e la stagione Tempo d'Orchestra. Poi trenta stagisti dalle università specializzate nelle professioni dello spettacolo, infine tanti volontari».

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