Nell’ex Germania comunista ora imperversano i neonazisti

Secondo l’ultimo sondaggio l’Npd, il principale gruppo di estrema destra, è adesso il terzo partito in Sassonia

Nell’ex Germania comunista ora imperversano i neonazisti

da Berlino

Tra le tante piaghe che affliggono quella parte della Germania che una volta era la Ddr la più inquietante è la presenza, tutt’altro che trascurabile, di un elettorato che per protesta o convinzione continua a guardare con nostalgia al Terzo Reich. Un fenomeno quasi del tutto scomparso nei länder occidentali ma paradossalmente in ripresa proprio in quelle regioni che per quarant’anni hanno conosciuto il comunismo reale. L’Npd, il principale dei partiti neonazisti, è presente nei Parlamenti regionali di due länder orientali, Sassonia e Meclenburgo-Pomerania, mentre negli altri solo per pochi voti non è riuscito a superare la barriera del 5 per cento. E ora in Sassonia, il land di Lipsia e Dresda, secondo un sondaggio, è addirittura diventato il terzo partito, attestandosi al 9 per cento e superando, seppure di poco, i socialdemocratici che sono, dopo la Cdu di Angela Merkel, il più grande partito a livello nazionale.
I giornali tedeschi parlano di notizia choc. Sia perché il sondaggio, eseguito per la N-tv, la Cnn tedesca, da uno dei più autorevoli istituti demoscopici, Forsa, conferma il forte calo dei socialdemocratici costretti a fare i conti con una serie di difficoltà: mancanza di un leader capace di contrastare la crescente popolarità della Merkel, fuga di elettori verso il nuovo partito di ultrasinistra fondato da Oskar Lafontaine, recrudescenza delle lotte interne tra riformisti e massimalisti. Ma scioccante sopratutto perché il sondaggio segnala una triste realtà: nei länder orientali l’Npd dispone ormai di una base stabile e non può più essere considerato un partito marginale e provvisorio.
Eppure proprio negli ultimi tempi l’Npd è stato al centro dell’indignazione generale per una serie di episodi xenofobi. L’ultimo è avvenuto a Mügeln, una cittadina della ex Ddr dove una ottantina di ragazzotti con il cranio rasato hanno fatto irruzione in una pizzeria e al grido di «Ausländern raus» («fuori gli stranieri») hanno picchiato a sangue otto emigrati indiani intenti a festeggiare un anniversario. Ma è solo uno dei tanti episodi di violenza razzista che sempre più frequentemente infestano i länder orientali. L’Npd nega ogni complicità con le squadracce xenofobe ma il suo ruolo di incoraggiamento è più che evidente. Basti ricordare alcuni frasi pronunciate da Udo Voigt, il leader del partito neonazista. «Chi ha la faccia gialla o nera non potrà mai diventare tedesco anche se resterà in Germania mille anni»; «Per gli ebrei l’Olocausto si sta rivelando un grande affare»; «Il processo di Norimberga è stata una truffa»; «Rudolf Hess è un eroe» (Hess era il vice di Hitler).
Molti in Germania vorrebbero che un partito dalle posizioni così chiaramente razziste, antisemite e filonaziste venisse messo al bando. Ma su questo punto i partiti della grande coalizione non sono d’accordo. Mentre i socialdemocratici sono a favore, la Cdu ritiene che il fenomeno neonazista debba essere combattuto non con mezzi giuridici ma sul piano politico. Un compito non facile perché molte sono le cause del fenomeno neonazista nella ex-Ddr.
Uwe-Karsten Heye, un politologo che ha studiato i rigurgiti neonazisti nella ex-Ddr, attribuisce i successi dell’Npd soprattutto a due fattori. È l’unico partito che non ha mai avuto responsabilità di governo e quindi è nella posizione ideale per raccogliere i voti di protesta. Ma c’è anche un altro motivo.

«Nella Ddr la propaganda del regime era diretta soprattutto contro l’Occidente capitalista e guerrafondaio e non ha mai insistito troppo nel ricordare ciò che fu il Terzo Reich per evitare che venissero alla luce le tante somiglianze tra la dittatura di Hitler e quella che venne dopo con Ulbricht e Honnecker».

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