da Washington
La vita sè fatta dura per Rudi Giuliani, finora front runner nella corsa per la successione a George Bush. In testa nei sondaggi da mesi, lex «sindaco di ferro» di New York lo è tuttora ma i suoi margini si vanno erodendo. Prima lentamente, con una brusca accelerazione subito dopo lingresso ufficiale in gara dellultimo concorrente che aspira ad arrivare primo: lex senatore del Tennessee Fred Thompson.
Ben tre istituti di sondaggio hanno scattato listantanea della situazione nella contesa per la nomination presidenziale del partito repubblicano. Concordano nel dire che su scala nazionale il primo della classe è ancora lui, Rudi Giuliani. Concordano anche nel prevedere che nei primi Stati in cui si terranno le «primarie» inaugurali fra il gennaio e il febbraio dellanno prossimo egli è nettamente indietro. Se si votasse domani litaloamericano sarebbe sconfitto nellIowa con il 16 per cento delle preferenze contro il 28 per cento in favore dellex governatore del Massachusetts Mitt Romney, e nel New Hampshire anche se molto più di misura, con il 23 per cento contro il 28 dello stesso Romney. Nel South Carolina, invece, il terzo Stato a votare, Giuliani sarebbe preceduto per poco più di una corta incollatura da Thompson: il 23 per cento contro il 26.
Le spiegazioni sono molte e stranote. I tre Stati presi in esame variano negli umori politici (il South Carolina è superconservatore, lIowa generalmente «liberale», il New Hampshire moderato) ma hanno una caratteristica in comune: sono rurali. E piuttosto omogenei nella composizione etnica, religiosa e sociale. Giuliani viene da New York, la metropoli per eccellenza, e ha evidentemente un background e delle esperienze completamente diverse. Se le primarie si svolgessero ora a New York e in California egli le stravincerebbe, e il momento giocherebbe a suo favore.
Il calendario non è stato ancora compilato in modo definitivo; la California in particolare ha anticipato di mesi la data tradizionale delle sue primarie, lo stesso vorrebbe fare la Florida.
Lapparente successo di Romney in New Hampshire si spiega anche col fatto che egli, come ex governatore del Massachusetts, è un «vicino di casa» e lo stesso vale per Thompson, uomo del Tennessee e South Carolina. Il risultato delle primarie ha quasi sempre un «effetto di trazione» molto importante, anche se riguarda Stati poco popolati. Fino a qualche tempo fa vigeva addirittura una «regola aurea»: chi non vince nel New Hampshire non diventa presidente. La tradizione è stata interrotta proprio dallattuale presidente Bush, che nel 2000 fu sconfitto nel New Hampshire da John McCain ma come si vede arrivò egualmente alla Casa Bianca e ancora ci sta.
Giuliani non ha mai puntato le sue carte sul New Hampshire: la sua forza è evidentemente nellAmerica urbana, dove la vita è più complicata e richiede ai leader rapidità di riflessi e spirito di adattamento alle realtà. I dati veramente importanti degli ultimi sondaggi riguardo a Giuliani sono dunque altri, quelli delle preferenze su scala nazionale. Il più allarmante è il sondaggio della Cnn, che vede Rudi praticamente raggiunto da Thompson: rispettivamente il 28 e il 27% delle intenzioni di voto, contro il 15 di McCain e l11 di Romney.
In base a un sondaggio del Los Angeles Times, Giuliani è invece ancora comodamente in testa su scala nazionale, con il 31% contro il 19 di Thompson e il 12 ciascuno di McCain e Romney. Ma gli Stati che forniscono i «grandi numeri» vanno alle urne più tardi e nel frattempo Giuliani è sulla difensiva. Il suo handicap coincide colla sua forza di attrazione verso gli elettori moderati.
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