da Valencia
Sono solo otto secondi ma sembrano uneternità. È il distacco che divide Emirates Team New Zealand da Luna Rossa al termine della prima regata della Louis Vuitton Cup. Luna Rossa, purtroppo, ha praticamente sempre inseguito una barca che non va più piano, non va più forte né di bolina, né di poppa. Sembrava di vedere in acqua, almeno con le condizioni di ieri, due «sistership», due barche gemelle.
Singolare destino per i due squadroni che da ieri si incontrano al meglio di nove prove per conquistare il diritto di essere il «challenger» di Alinghi. Del resto, lo scrivevamo spesso quando la Coppa era dallaltra parte del mondo: se fai un buco che traversa il globo ti trovi in Nuova Zelanda, dodici ore di differenza ma tante cose simili. Pensate un po che due team che hanno lavorato per anni senza sapere nulla uno dellaltro sono arrivati a fornire prestazioni praticamente identiche. A determinare quegli otto secondi di distacco sono stati due piccoli salti di vento a favore di Emirates Team New Zealand che nella partenza, affrontata dai due sanguinari timonieri come fosse uno scambio di favori, come dovesse valere il «prego passi prima lei», aveva scelto di stare a destra, come ha spiegato lo stratega Ray Davies, più che per un vantaggio previsto sul vento per conservare il diritto di rotta che ha chi naviga a destra. Invece gli è anche arrivato un bel regalo, un salto di vento che ha alzato la prua quel tanto che è bastato ad arrivare alla prima boa in vantaggio di 12 secondi. Quasi niente. Eppure tanto è bastato per vincere.
Nella seconda bolina si ripete più o meno la situazione della prima: Luna Rossa è costretta a navigare a sinistra mentre il vento gira a destra, i kiwi addirittura perdono quando Torben Grael sfrutta bene i piccoli salti di vento che ci sono pur nella complessiva rotazione. Non a caso, Torben dirà: «Abbiamo tenuto aperta la regata tutto il giorno, e quel guadagno mentre il vento era a loro vantaggio ci fa pensare bene». Per esempio, avere un piccolo vantaggio di velocità in bolina. A parte la decisione di stare a sinistra in partenza, presa perché la linea favoriva effettivamente quel lato e quindi a ragion veduta, Luna Rossa ha sbagliato davvero poco. Ha fatto la tattica migliore per restare vicino allavversario e, nel caso di errore, entrare in corsia di sorpasso, lo ha pressato per tutta la regata e il distacco indica che davvero sarà una battaglia durissima.
La morale? Il risultato di queste regate è in mano ai velisti, la tecnica, tutti questi anni di ricerche, prove, li ha portati vicini e adesso tocca far funzionare i cervelli che sono in barca. Ci vorrà anche un pizzico di fondoschiena. In fondo, non è male che sia così. Sarà un grande spettacolo. La sfida dei timonieri è tra James Spithill, finora considerato il migliore in campo, e Dean Barker, che nella storica sfida tra New Zealand e Luna Rossa nel 2000, per gentile concessione di Russell Coutts timoniere titolare, somministrò a Francesco de Angelis la quinta sconfitta e anche un offensivo parcheggio in zona barca giuria. Non sembra più quel Dean giovane e determinato, ma è ancora temibile. La sfida dei tattici è tra il fantasista brasiliano Torben Grael e le sue cinque medaglie olimpiche conquistate in star e il metodico americano Terry Hutchinson, un nome da parrucchiera ma un talento determinato, pronto a esibire precisi schemi mentali ma quasi mai una mossa spericolata. La sua promozione a tattico è recente, ma a Luna Rossa ha già fatto vedere i sorci verdi quando era su America One di Paul Cayard e poi alla corte di Dennis Conner su Stars & Stripes. Gli altri? Soprattutto i due skipper, uomini che più che decidere la regata hanno deciso come arrivare a queste regate impostando le campagne.
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