Niente tagli, più sprechi: il ticket diventa più salato

Chiude con una perdita secca di poco più di un miliardo di euro il consuntivo delle aziende sanitarie locali del Lazio. Tuttavia, malgrado il forte passivo a oggi non sono state previste quelle doverose programmazioni di copertura alle perdite che dovrebbero essere invece approntate, in sede di bilancio, dai manager che ne sono a capo.
Insomma, mentre ai cittadini Marrazzo chiede una compartecipazione ai ticket sanitari salatissima per la cura della propria salute, ai suoi general manager non chiede nessun resoconto tantomeno si permette di far loro un appunto per promuovere almeno una parvenza di misura per l’abbattimento e la correzione del deficit. Anzi di quella poderosa lista di consulenti e fiduciari impiegati in affari sanitari e sempre più spesso in incarichi amministrativi e che ogni direttore avrebbe dovuto presentare per stornarne almeno il 20 per cento e quindi risparmiare non v’è traccia alcuna. Differentemente sbirciando qua e là i consuntivi di bilancio viene fuori che al capitolo acquisti per beni e servizi, sia sanitari che non, i costi lievitano di mese in mese (gli impegni di spesa vanno dai 10 ai 40 milioni annui). E con essi i debiti. Tant’è che la regione ne prende semplicemente atto. Già, la giunta regionale non approva i resoconti contabili, li visiona e basta. Così quelli del 2006 e altrettanto quelli del 2007 anche se in entrambi i casi il quadro economico non è completo perché mancano all’appello (per il 2006) i bilanci dei Policlinici universitari, degli Irrcs e dell’azienda ospedaliera San Giovanni. Mentre per il 2007 oltre a questi ultimi anche i resoconti dell’Asl Roma A, Asl Roma C, Asl Roma D, Viterbo e Frosinone. Tuttavia, assenze comprese, il quadro che emerge è deprecabile. Pure se il consuntivo in qualche caso diminuisce di qualche migliaio di euro da un anno all’altro il segno meno è sempre di rigore: così nell’Asl Roma A (138 milioni ), Asl Roma B (si passa da 216 a 127), Asl Roma C (144) Asl Roma D (159), Asl Roma E (si passa da 171 a 119) e così via. Nell’azienda San Camillo si raggiunge la vetta di 160milioni e al San Filippo Neri di 103. Quest’ultimo poi nel 2007 riporta addirittura un deficit maggiorato fino a 110milioni. Un’altra curiosità invece la suscita il consuntivo dell’Ares 118 che nel 2006 chiude con un attivo di 3milioni circa di euro ma già l’anno successivo (coincidente alla venuta del nuovo direttore generale Marinella D’Innocenzo) se lo fagocita tutto arrivando a indebitarsi di 13milioni. Nel complesso dei resoconti si ottiene quindi un disavanzo di 1.335.459.615 euro per l’anno 2006 escluso policlinici e istituti di ricerca. Mentre, nel 2007, con l’analisi dei bilanci complessivi di 9 aziende su 15 si ottiene un disavanzo di 822.797.395. A questo punto è inequivocabile pensare che le 6 aziende mancanti abbiano prodotto un utile netto che riporta a un minore disordine contabile. È difficile solo supporlo visto che a conti fatti nella Legge finanziaria della Regione appena approvata dalla giunta è stato previsto solo per l'anno 2008 un extra di 250 milioni per coprire il disavanzo corrente.

Una cifra cospicua che fa ombra a quei 60 milioni di euro che il commissario Marrazzo avrebbe risparmiato con il taglio dei posti letto e la chiusura di due ospedali. Per risparmiare un altro po' a marzo toccherà la stessa sorte al Forlanini.

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