No a Ronaldinho, questione di stile (di vita)

L’ultimo bollettino sulle notti catalane ha fatto cambiare idea a Berlusconi. Flamini ha firmato, Ancelotti adesso vuole un portiere

Affare fatto: visite ok, contratto firmato (durata 4 anni, somma di 4,1 milioni di euro) e brevissima dichiarazione («sono molto contento, grazie mille») offerta in dono a microfoni e taccuini. Mathieu Flamini, nato a Marsiglia, 24 anni appena compiuti (7 marzo ’84 la data di nascita), centrocampista in scadenza di contratto con l’Arsenal, è il primo dei rinforzi promessi da Berlusconi e Galliani al popolo milanista, fortemente voluto da Ancelotti e accolto a braccia aperte dal gruppo storico. Il costo è zero. Flamini è il primo, Zambrotta il secondo in ordine temporale visto che il club catalano è fuori da ogni competizione (Liga e Champions) e deve mettere mano a una sorta di parziale rifondazione. «Siamo a inizio di maggio e il mercato si chiude a fine agosto» ricorda didascalico Adriano Galliani, vicepresidente esecutivo ma il suo appello finisce nel nulla perchè è sempre il calcio-mercato a reclamare il massimo dell’attenzione, nonostante il colpo di coda del Milan nel derby e il sorpasso sulla Fiorentina per il quarto posto. «Il portiere resta l’emergenza numero uno» fanno sapere alcuni esponenti di Milanello e questo giudizio, stringato, equivale a una doppia bocciatura: una nei confronti di Kalac, ancora una volta da censurare per l’errore commesso sulla punizione di Cruz, l’altra nei confronti di Abbiati, di ritorno dal prestito dell’Atletico Madrid e considerato non adatto a ricoprire il numero uno nel ruolo. Sul punto, Carlo Ancelotti è deciso a chiedere, personalmente, al presidente Berlusconi uno sforzo economico per puntellare tutto il settore difensivo. «Il Milan non può arrivare a 20 punti dall’Inter: l’anno prossimo il Milan si dedicherà al campionato, sarà la missione affidata alla squadra»: la frase di Adriano Galliani è la chiave di lettura delle mosse societarie che non tengono conto nè di Ronaldo (ieri contatto telefonico tra Galliani e il suo procuratore, ndr) e neanche di Ronaldinho, ripudiato in modo pubblico dal presidente Silvio Berlusconi.
Su questo argomento si sprecano le chiose di natura politica. «Trovata elettorale» viene spesso definita tutta la trattativa legata all’asso del Barcellona dimenticando un particolare che smentisce in modo palese tale ricostruzione. La sera del 14 aprile, a urne aperte e risultato scolpito, Berlusconi riunì in una cena privata ad Arcore un gruppo di amici storici e tra gli invitati ci fu Adriano Galliani scortato nell’occasione da Roberto de Assis, fratello di Ronaldinho che si presentò con una maglia di Dinho dedicata al futuro premier (in cambio ricevette l’omaggio di tre cravatte di Marinella). Non ci fosse stata una sincera volontà di reclutare Ronaldinho, il Milan avrebbe potuto far finta di niente e innestare lentamente la marcia indietro. Invece Bronzetti venne spedito a Barcellona per discutere della valutazione del brasiliano. Tra la prima richiesta (50 milioni di euro) poi ritoccata al ribasso (40 milioni) dallo stesso presidente Laporta e la ritirata suonata domenica sera da Berlusconi, c’è dell’altro.

E cioè qualche allarmante notizia (giunta anche a casa Inter) sullo stile di vita di Ronaldinho a Barcellona. Perciò Ancelotti, soddisfatto da questo cambio di rotta, fila di tirare dritto per la sua strada in attesa di un centravanti (Drogba o Adebayor).

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