Noci e pane integrale per prevenire l'infarto

Al 25° Congresso Nazionale della Società italiana per lo studio dell'arteriosclerosi si raccomanda di raddoppiare l'assunzione di cibi contenenti omega 6

Olio, cereali, noci, pane integrale e borragine riducono di tre volte la mortalità ed il rischio cardiovascolare: una dieta ricca di omega 6, invece di cibi ricchi di grassi o carboidrati, favorisce la riduzione del colesterolo.
É uno dei messaggi lanciati al 25° Congresso Nazionale della Società italiana per lo studio dell'arteriosclerosi, che si è tenuto in questi giorni a Roma.
Numerosi studi scientifici di OMS, FAO ed American Heart Association raccomandano di consumare cibi contenenti omega 6 tra il 5 ed il 10% delle calorie totali.
L'ideale sarebbe raddoppiarne l'assunzione: fino a 20 grammi nell'adulto, di più nei bambini
Due analisi molto recenti, condotte in Italia e coordinate da NFI, Nutrition Foundation of Italy, sono state presentate al Congresso.
Secondo gli esperti internazionali ed italiani, i cibi contenenti Omega 6 proteggono il cuore e riducono la mortalità.
L'American Heart Association, la FAO , l'OMS e l'INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, ne raccomandano infatti un consumo elevato.
«La mortalità per malattie cardiovascolari, quindi non solo coronariche - spiega il professor Andrea Mezzetti, Presidente SISA - , si riduce progressivamente con l'incremento nell'utilizzo di omega 6, in particolare, l'acido linoleico come hanno dimostrato i risultati di numerosi studi. Per gli uomini con i valori più elevati, in particolare, la probabilità di morire per cause cardiovascolari risulta ridotta di circa 3 volte rispetto ai soggetti con concentrazioni minori di acidi grassi polinsaturi nel sangue».
Al 25° Congresso SISA il professor Alberico Catapano, Direttore della Fondazione SISA e Ordinario di Farmacologia all'Università di Milano ha parlato di studi pubblicati di recente sull'American Journal of Clinical Nutrition, per mostrare come all'aumento del 5% dei livelli di assunzione di omega 6, passando da un apporto modesto (3-4%) ad uno elevato (6-10%) corrisponda una netta riduzione (-26%) del rischio di eventi coronarici.
« Ciò è dovuto - spiega Catapano- principalmente alla diminuzione della colesterolemia LDL e all'aumento delle concentrazioni di colesterolo HDL, anche solo consumando il 6% di omega 6 sul totale delle calorie giornaliere».
Inoltre, il professor Andrea Poli, Direttore Scientifico della stessa NFI , ha illustrato due studi Nutrition Foundation of Italy, condotti uno su circa 450 cittadini milanesi adulti, ed un secondo che ha confrontato 100 pazienti italiani con un recente primo infarto e 100 soggetti sani di controllo.
«Dimostrano - dice l'esperto -che nei soggetti che hanno subito un infarto, i livelli nel sangue intero di acido linoleico, il principale rappresentante degli omega 6, sono anche nel nostro Paese ridotti tra gli infartuati rispetto alla popolazione sana; livelli elevati dello stesso acido grasso, nella popolazione generale sana, sono associati direttamente ad un migliore profilo di rischio cardiovascolare».
OMS, FAO e INRAN indicano livelli minimi e massimi di omega 6.
«Il documento pubblicato di recente sulla rivista Annals of Nutrition and Metabolism a cura della FAO - dichiara il professor Catapano - oltre a confermare l'essenzialità dell'acido linoleico, fornisce indicazioni precise sul fabbisogno e sui livelli minimi e massimi di assunzione dei diversi tipi di grassi, in un'ottica non solo di appropriatezza nutrizionale ma anche di natura preventiva».
Nel lavoro FAO/OMS vengono innanzitutto confermati i livelli di acido linoleico necessari per prevenire i sintomi della carenza, pari al 2,5% delle calorie giornaliere.
I limiti di assunzione minimo e massimo per l'acido linoleico corrispondono rispettivamente al 2 e al 9 % delle calorie complessive giornaliere, ma sono necessari livelli equivalenti al 2,5-3,5 % per eliminare il rischio di sintomi da carenza.
Si parla quindi di quantità assolute variabili tra 5 e 20 grammi al giorno. «In ogni caso, è stato dimostrato che superare questi valori ed assumere quantità maggiori di acidi grassi polinsaturi non comporta effetti collaterali - precisa il professor Mezzetti - a partire da quelli sulla pressione arteriosa, come si era erroneamente convinti in passato».


Ma gli italiani consumano relativamente pochi omega 6: circa il 4% delle calorie totali, secondo dati recenti pubblicati dall'INRAN.
Bisognerebbe aumentarne l'assunzione ed arrivare almeno fino al 5-6% al giorno: pari per esempio a 12-15 grammi per un adulto che consumi 2200 calorie al giorno.

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