"Noi, due invasate nella nuova Broadway"

Chiara Muti e Pamela Villoresi debuttano nelle Baccanti al Ravenna Festival Trenta ballerini danzeranno musiche ancora inedite

"Noi, due invasate nella nuova Broadway"

Ravenna - Chiara Muti è la figlia del grande maestro Riccardo e di Cristina Mazzavillani, l’anima del Ravenna Festival: «Papà è il nostro cielo, un artista complicato ma pieno d’ironia, mamma è il sole che ci illumina tutti, anche me, che ho un temperamento tendente alla malinconia». Pamela Villoresi, figlia di un commerciante di Prato e di madre di origine tedesca, è attrice di lungo corso, iniziato con Strehler. Si sono conosciute e poi hanno simpatizzato sotto il segno di un interlocutore d’eccezione come Micha van Oecke. È stato infatti il celebre coreografo olandese ad aver avuto l’idea di scritturarle in un’edizione choc delle Baccanti da stasera in scena a Ravenna dove, sull’onda rapinosa di una musica tuttora top secret, le vedremo affiancate da più di trenta ballerini scatenati.

Una sfida o no per Pamela Villoresi e Chiara Muti, due attrici che non hanno mai affrontato un classico del teatro che sembra un musical di Broadway?
Villoresi: «In un certo senso siamo proprio a Broadway. Ma a leggere il testo senza pregiudizi ci si rende conto che all’autore stavano strette le convenzioni del suo tempo e che in realtà intendeva mostrare ben altro».
Muti: «Ricorda i bellissimi versi in cui Euripide descrive il coro delle baccanti, quelle femmine inferocite che, uccidendo il re Penteo, fanno a pezzi l’arroganza del potere? Per me Van Oecke ha voluto portare in scena una mattanza simile a un concerto rock».

E con i ballerini scatenati come ve la caverete?
Villoresi: «Io sono Dioniso, un dio che azzerando la ragione li tramuta da solisti in una turba scomposta come avveniva in Hair, il musical di culto della contestazione».
Signora Muti, anche il suo personaggio delle «Baccanti» è piuttosto estremo...
Muti: «Come no! Interpreto Agave che uccide il figlio Penteo. Vestita come una Madonna nera, recito, canto e ballo come un’invasata vittima del trip della droga che non sa più distinguere tra il lecito e l’illecito».

Toglietemi una curiosità: siete mai uscite dal seminato fino a questo punto?
Villoresi: «Io faccio anche di più col mio festival “Divinamente”. Col quale giro il mondo proponendo le figure dei santi e dei mistici in quattro lingue diverse dove tutti quanti, me compresa, cantano e danzano ai ritmi indiavolati del jazz e del pop».
Siete affascinate dal canto, dalla musica. Potrebbe essere una nuova disciplina nella quale vi cimentate o sbaglio?
Muti: «Non sbaglia: però per me non è un campo nuovo. In Francia, per esempio, mi conoscono più come cantante che come attrice. Tanto che hanno voluto ad ogni costo promuovermi come Giovanna d’Arco al rogo nello splendido oratorio dedicato da Claudel alla vergine guerriera prima a Montpellier e subito dopo a Parigi».

Tentate dalla canzone?
Villoresi: «No, non sono ancora stata tentata dalla canzone. Semmai, m’interessa il canto gregoriano».
Muti: «Qualche anno fa, al cinema, ne ho fatto esperienza coi Cavalli Marci, una troupe di ragazzi simpaticissimi. Ma non è il mio genere. Preferirei continuare, sull’onda di Giocasta, l’opera di Azio Corghi che ho interpretato il mese scorso a Vicenza registrando il tutto esaurito».

Ormai a teatro vi siete cimentate in tutto o quasi. Almeno per quanto riguarda le parti femminili. A proposito di ruoli trasgressivi, qualcuno vi ha mai proposto di sperimentare ruoli maschili?
Villoresi: «In passato ho detto di no. Adesso invece ho accettato, tra una recita e l’altra delle Baccanti, il ruolo di protagonista in Appuntamento a Londra, un copione di Vargas Llosa dove sono addirittura un transgender che alla fine torna a essere uomo».


Muti: «Fassbinder mi propose a suo tempo, nella versione scenica di Un anno con tredici lune, il ruolo di un ragazzino che cambiava sesso per amore. Un’ipotesi che mi attraeva e insieme mi atterriva. Per fortuna non se ne è fatto niente. Meglio stare dalle parti delle Baccanti».

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