«Noi, insegnanti liquidati senza speranza»

«Noi, insegnanti liquidati senza speranza»

«Ho insegnato dignitosamente per ben 33 anni, numero più che mai significativo. Ora sono stata venduta a un’altra scuola, che ovviamente ha già i suoi fedeli servitori». Firmato Anna Carassiti, insegnante dell’ex Vittorino da Feltre. La donna insieme alle sue colleghe rischia di rimanere a spasso, dopo che i padri Barnabiti hanno ceduto lo storico «Vittorino» (112 anni di vita) all’Italscuole, la società privata che a Genova gestisce già l’istituto Bernini in via Venti. È lì che dovrebbero essere trasferiti gli alunni delle cinque classi del liceo, mentre quelli delle elementari e medie rimarranno in via Maragliano. Dopo le proteste dei genitori («è triste vedere una scuola di grande tradizione religiosa diventare un istituto laico nell’indifferenza di istituzioni civili e religiose»), e la scelta di molti di loro di spostare i figli in altre scuole, ora sono i docenti a farsi sentire. Già a partire dallo scorso giugno avevano cercato di contattare i vertici della Congregazione per avere qualche notizia sulla vendita dell’istituto e sul loro futuro. «In una riunione del 6 giugno - ricorda un insegnante - i padri Barnabiti ci avevano assicurato a parole la continuazione dell’attività didattica e la conservazione del posto di lavoro».
E il 19 luglio ci fu anche un incontro tra Italscuole, sindacati e Padri Barnabiti nel quale vennero presi accordi precisi per il mantenimento dei posti. Nel verbale di accordo si legge: «I lavoratori conserveranno tutti i diritti che ne derivano, ferme restando le misure organizzative e ristrutturative che potrà assumere la società cessionaria». Invece il 24 luglio l’Italscuole dichiarò che non aveva bisogno degli insegnanti del Vittorino: «Non possiamo confermare il mantenimento degli incarichi ricoperti, fatto salvo l’auspicabile caso di un consistente incremento di iscrizioni al Liceo Classico, tale da rendere necessari eventuali reintegri in servizio». Ma l’ipotesi sarà valutabile solo a settembre. E ora? L’insegnante allarga le braccia: «Aspetto che mi arrivi una lettera di licenziamento o che Italscuole mi dica qualcosa sulla possibilità di essere trasferita all’istituto Bernini». Nel frattempo Anna Maria Carassiti ha preso carta e penna per scrivere al Superiore generale dei Barnabiti, padre Giovanni Maria Villa. Non senza risparmiare critiche alla Congregazione, le cui «promesse sono state finalmente mantenute. Ciò che era nelle intenzione dei Barnabiti, ovvero lo smantellamento del Vittorino, ha trovato finalmente esecuzione. La continuità dell’attività didattica è salva ma al Bernini, venduta anche quella insieme al nome». Brucia il fatto che «nessuno della Congregazione abbia avuto il coraggio di dire a coloro che l’hanno servita per tanti anni, che non servivano più.

È questa - si domanda amaramente la donna - la scuola cristiana che si cerca di salvare?». Le conclusioni sono in linea col resto della lettera: «Nemmeno la peggior scuola laica si sarebbe comportata in questo modo, abbandonando i suoi servitori più fedeli».

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