«Noi rispettiamo la protesta ma loro ne abusano»

Raffaella Patruno

Ieri Milano ha perso le sue consuete «tinte» color arancio che, ogni giorno, le danno tram e autobus. Giornata nera? Non proprio ma secondo i sindacati lo sciopero è riuscito e quindi i milanesi sono rimasti a piedi: liberi di organizzarsi insomma. Unica tregua sono state le «fasce protette» cioè quelle in cui, per legge, gli scioperanti non possono incrociare le braccia. Non c’è stato il «caos» ma comunque non è stato facile per pendolari e lavoratori che usano i mezzi pubblici per raggiungere la città. E non solo per loro.
«Noi rispettiamo la protesta, ma loro mi sembra che ne abusino e così non ci rispettano», raccontava un’anziana rimasta a piedi alla fermata del tram proprio sotto il sole che ieri «batteva» forte davvero. Ma c’è anche chi «banalizza» il proprio disagio, puntando il dito contro uno sciopero di cui ignora pure le ragioni: «Non è mai capitato che abbiano scioperato d’estate: hanno già meno lavoro perché la maggior parte dei milanesi è fuori città, che senso ha prendersi un altro giorno di vacanza?...». Non manca, poi, tra i cittadini chi ha atteso, apparentemente senza scomporsi, un mezzo all’orizzonte. Pazienza mal ripagata perché ieri di tram e di bus in città se ne sono visti davvero pochi. Così a chi non sapeva o non si era organizzato non è rimasto che rassegnarsi a farsi una passeggiata fuori programma.
Più regolari (si fa per dire) le corse della metropolitana. Situazione quasi identica in molte stazioni della città con frotte di persone che consultavano l’orologio in attesa che il metrò ripartisse.

Ad esempio a Precotto: fino alle 14,59, almeno cinquanta persone in delirio, ingressi per abbonati bloccati con lucchetti e macchine obliteratrici coperte con delle buste per indicarne il mancato funzionamento. Poi, alle 15.00 in punto, l’annuncio fatale che consentiva la ripresa dei servizi: cancelli riaperti, scale mobili riattivate e la gente che con l’aria più sollevata tornava ad affollare le banchine.

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