Non è logico, ma per me è vero Il lato irrazionale degli scienziati

Ecco ciò in cui credono (ma non possono provare) cosmologi e matematici: universi modificati, extraterrestri intelligenti, computer più veloci della luce

Non è logico, ma per me è vero  
Il lato irrazionale degli scienziati

Ovviamente, quello che scacci dalla porta ti rientra in casa dalla finestra. Cerchi una spiegazione razionale per tutte le cose? Hai più fiducia nella Ragione che nel fatto di essere nato da una donna? «Certamente!», risponde lo scienziato, apparecchiando le provette per la fecondazione artificiale. Ma apparecchiando anche, senza saperlo, la propria nemesi.

È recente la notizia che Galileo Galilei - l’astronomo «martire» par excellence, condannato come eretico dalla Chiesa per aver certificato il moto della Terra - credeva negli oroscopi. Anzi, li scriveva pure: le sue quaranta «predizioni astrali», escluse dall’opera omnia pubblicata alla fine dell’Ottocento, usciranno invece nella nuova edizione diretta dal professor Paolo Galluzzi, direttore del Museo della Storia della Scienza di Firenze. Comunque, detto tra noi, se gli oroscopi non andavano bene al committente, Galileo ci faceva pure qualche ritocchino. Fece il maquillage anche al proprio, come ha raccontato William Shea, uno dei più famosi studiosi dello scienziato pisano. Niente di che, d’altra parte Keplero e Cartesio credevano che la luna fosse abitata...

Dove inizia e dove finisce l’Intransigenza Scientifica? O meglio, la credulità, intenzionale o meno, degli scienziati?
La vicenda di Galileo appare ancora piena di tenerezza rispetto a quanto si può trovare nel libro Non è vero ma ci credo. Intuizioni non provate, future verità (il Saggiatore, pagg. 256, euro 15), dove John Brockman - agente letterario di scienziati e premi Nobel - ha raccolto le «credenze» di oltre cento intellettuali in gran parte di area scientifica, sotto un titolo che l’editore italiano ha mutuato - significativamente - da una commedia di Peppino de Filippo. Brockman avvicinava gli scienziati con un domanda rispettabile: «In che cosa credi, anche se non puoi provarlo?». Apriti cielo. Ce n’è per tutti i gusti.

Leggendo il libro - ma anche il suo corrispettivo sul web, www.edge.org - si scopre che Martin Rees, cosmologo a Cambridge, crede negli «universi geneticamente modificati», cioè quei mondi che i nostri lontani discendenti «creeranno a partire da leggi fisiche stabilite da loro, e non dalla natura». Molto coraggioso. Come Ray Kurzweil: «Credo che i computer supereranno la velocità della luce, anche se 300mila chilometri al secondo possono sembrare una velocità ragguardevole». O come Richard Dawkins: «La teoria di Darwin vale non solo per la terra ma anche per ogni forma di vita in tutto l’universo». Manca poco prima di sentir menzionare gli alieni, sebbene Kenneth Ford - direttore dell’American Institute of Physics - ci vada vicino: «Credo che ovunque nella nostra galassia esista una vita microbica. Scopriranno che su Marte c’è stata la vita, ma che oggi non c’è più». Più lontano si spinge Karl Sabbagh: «Se nell’universo esiste una qualsiasi forma di vita intelligente, credo che conosca i numeri». Ancor più lontano J. Craig Venter: «La Terra è il risultato di un evento panspermico. È stata “seminata” da microrganismi primordiali provenienti dalla spazio».

E chissà cosa avrebbe pensato Franz Kafka di Alun Anderson, ex direttore del prestigioso New Scientist: «Gli scarafaggi hanno una coscienza. Qualcuno può trovare la cosa disgustosa ma io penso che sia così. Vale anche per le api e le farfalle». Ma tra tutti gli scienziati «credenti», però, il nostro cuore batte per David Buss, dell’università del Texas: «Credo che il vero amore esiste. Ho passato due decenni di vita professionale a studiare l’accoppiamento umano.

Pur avendo esplorato tutte le infinite forme di inganno e manipolazione tra i sessi, la mia fede nel vero amore è incrollabile. So che esiste. È solo, ahimè, che non posso dimostrarlo». Come dire, un vero scienziato pazzo. D’amore.

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