"Non mi metterò mai in vetrina come Lippi"

Intervista esclusiva all’ex allenatore azzurro: "Non ho rimorsi per l’Europeo, cambierei qualche dettaglio. Non mi stancherò mai di ringraziare il grupp"

"Non mi metterò mai 
in vetrina come Lippi"

Caro Donadoni, che estate ha vissuto?
«Molto serena e per niente umida».

Scusi, a cosa si riferisce?
«Mi riferisco alla fanta-notizia del gavettone ricevuto in un ristorante: mai successo. Per il resto tutto ok, conoscevo già la Puglia, sono stato da re».

L’eliminazione ai rigori dalla Spagna è una ferita aperta?
«So di aver dato il meglio, non ho rimorsi. Se tornassi indietro cambierei del mio europeo solo qualche dettaglio. So che ho lavorato con uno staff all’altezza e con un gruppo straordinario: non mi stancherò mai di ringraziarli».

Anche Del Piero che si rifiutò di tirare il primo rigore? Abete l’ha ammesso, lei no. Perchè?
«Certi dettagli devono restare sigillati dentro lo spogliatoio. Forse sarebbe meglio se ne parlasse il diretto interessato, senza nascondersi».

Dopo il suo esonero, ha ricevuto molti attestati di solidarietà: se li aspettava?
«Mi hanno fatto piacere, specie quelli arrivati dalla mia categoria, gli altri che hanno giudicato senza conoscere bene i fatti mi hanno ferito. Quando mi chiesero di giudicare la vicenda Inter-Mancini, io mi astenni: non conoscevo in profondità le vicende».

Quando dice «qualcuno deve abbassare gli occhi» si riferisce a Lippi?
«Assolutamente no, non ce l’ho con lui. Ognuno è libero di comportarsi come crede, io avrei fatto in modo diverso rispetto a lui, non mi sarei messo in vetrina. Io non mi candiderò per allenare il Milan piuttosto che l’Inter: è una questione di stile, me ne rendo conto».

Come mai non hai chiamato la Nazionale prima dell’amichevole con l’Austria?
«Ho chiamato qualcuno, da molti azzurri ho ricevuto telefonate. Per esempio ho fatto gli auguri a Chiellini la sera dell’infortunio, a San Siro. Per esempio ho appena ricevuto una chiamata da Oddo: non l’ho portato all’europeo, eppure ha tenuto a informarmi del suo trasferimento al Bayern».

Lippi sostiene che dell’Italia mondiale non c’è da buttare niente...
«Condivido. Così come condivido il criterio secondo cui non ci si può lasciare guidare dal sentimento della riconoscenza. Se non dimostrano tutti i giorni di meritare l’azzurro, stanno casa. Piuttosto sarebbe stato interessante conoscere il motivo per cui il ct ha tenuto fuori Cassano, ma non ha dato spiegazione e quindi non posso commentare».

Cosa farà nei prossimi mesi?
«Mi rimetterò a viaggiare. Sto preparando un piano per andare in giro, tra l’Italia e l’Europa, a far visita ai club e studiare metodi d’allenamento. Farò una puntata ad Appiano Gentile da Mourinho, sarò in Inghilterra o in Spagna».

Da Londra sostengono che il nostro calcio ha bisogno di un goccetto...
«Da loro possiamo imparare solo lo spirito, nient’altro».

Da domani si comincia nel segno di due grandi nomi: Mourinho e Ronaldinho. Che faranno di buono?
«Sono due personaggi super dal punto di vista mediatico, avranno i riflettori puntati. Io credo che il portoghese farà bene, si è mosso con grande intuito e astuzia. Ma si tratterà di una nuova pagina, spero non contribuisca a cancellare quel che di buono ha fatto Mancini nell’Inter».

E Dinho?
«Ha voglia di riprendere la retta via, al Milan lo aiuteranno l’ambiente e i precedenti virtuosi».

Sheva di ritorno da Londra che impressione le fa?
«Io parlo per quel che leggo. E leggo nelle sue frasi una grande voglia di rivincita. É come se volesse cancellare i due anni del Chelsea. Poi io che ho vissuto al Milan so per esperienza una cosa: la concorrenza ti fa bene tira fuori il meglio delle energie».

Champions: senza il Milan su chi possiamo puntare?
«L’Inter è un gradino sopra le altre. La Fiorentina ha tanta gioventù e poca esperienza, Juve e Roma lotteranno con tigna. Ma fino in fondo può arrivare l’Inter, ha un organico competitivo».

Ha qualche curiosità per il prossimo

torneo?
«Voglio vedere un paio di giovanotti dal futuro scritto. Mi riferisco a Balotelli e Giovinco. Alla loro età l’exploit non conta, fa testo la continuità per diventare protagonisti di un torneo così impegnativo come il nostro».

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