"Non voglio mandare messaggi cupi Sangiovanni? Giusto fermarsi un po'"

Il cantante parla del "Pianeta di Miller" e annuncia il tour nei palazzetti. Il successo in Spagna del suo brano "Superhèroes"

"Non voglio mandare messaggi cupi Sangiovanni? Giusto fermarsi un po'"
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Mr. Rain, la sua musica è in controtendenza. C'è lei e c'è l'hip hop pieno di messaggi negativi.

«Non mi sento di giudicare nessuno, ma ho sempre voluto non influenzare il pubblico in modo negativo».

Dal rap e soprattutto dalla trap escono quasi sempre storie violente, machismo, misoginia.

«Il loro pubblico è veramente giovane e non dimentico che anche io ho seguito i modelli di certi rapper. Pensavo: se faccio così, divento anche io famoso come loro e sono inciampato in errori adolescenziali. Da quando faccio il musicista ho sempre seguito una regola».

Quale?

«Ho due sorelle molto più giovani di me che mi ricordano come ero influenzabile alla loro età».

In realtà Mr. Rain si chiama Mattia Balardi, è di Desenzano del Garda e dimostra meno dei suoi 32 anni. Alto, capelli biondi, qualche tatuaggio, si chiama «Mister Pioggia» perché compone brani solo quando piove e il grande pubblico lo ha conosciuto con Supereroi che si è giocato la vittoria al penultimo Sanremo. «Camminerò a un passo da te» è diventato uno slogan motivazionale, oltre che un verso d'amore trasversale. Ora parla del nuovo disco, che ha un titolo bellissimo (Pianeta di Miller) e precede gli incontri «instore» di marzo e il tour che si chiude al Forum di Assago il 30 novembre. «La musica è l'unico modo che ho per comunicare con le altre persone». E lo fa con il garbo vecchio stile dell'artista empatico che distilla la sofferenza trasformandola in canzoni catartiche, positive, che non hanno età.

Iniziamo dal titolo del disco: Pianeta Miller.

«È una citazione del film Interstellar e si riferisce a un pianeta formato solo d'acqua. Io mi sento spesso come il protagonista Joseph Cooper (nel film è Matthew McConaughey) e vivo come se fossi proiettato nel futuro».

In effetti questo disco è più «nuovo» rispetto a Fragile del 2022.

«Prima forse ero seduto in una sorta di comfort zone, ora mi sono aperto un po' di più. Vorrei contaminare ancor di più la mia musica e collaborare con il tanti artisti, anche stranieri».

Non a caso lei trascorre molto tempo a Madrid e, in Spagna, la sua Supereroi è diventata un successo come Superhèroes.

«Ho preso lezioni di spagnolo e scrivo anche in quella lingua, oltre ad aver tradotto alcuni brani».

Nel nuovo disco c'è anche La fine del mondo con Sangiovanni.

«Lo conoscevo poco, poi ho scoperto che è una persona molto chiusa, molto simile a me».

Da poco lui ha deciso di prendersi una pausa e di concentrarsi su se stesso.

«Ha fatto bene, se avrà bisogno di qualsiasi cosa sono disposto ad andare a piedi a casa sua in Veneto per aiutarlo».

A lei è mai accaduto di vivere un momento del genere?

«Nel 2019 per quasi due anni sono rimasto senza scrivere brani, ma ne sono uscito. La mia Fiori di Chernobyl è nata dopo quella fase».

Sangiovanni non è stato l'unico a dire basta.

«Tanti non si vergognano più di fermarsi».

Il pop è ormai una catena di montaggio con ritmi

insostenibili.

«Tra seguire un trend o lasciare il segno, io scelgo la seconda. Penso che a rimanere saranno le canzoni che ti cambiano la vita. Come quelle di Ultimo, ad esempio, lui è uno che canterà fino a cento anni».

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