Norah Jones, la stella della musica «ibrida»

È jazz o è pop? La questione è spinosa ma la risposta è una sola: qualsiasi cosa sia, piace a decine di milioni di persone. Protagonista del dilemma è Norah Jones, cantautrice americana pluripremiata che stasera sarà in Cavea, all’Auditorium Parco della Musica, per un concerto da tutto esaurito.
Il suo disco più recente si chiama The Fall ed è stato pubblicato alla fine dello scorso anno, a novembre. A giudicare dalle sue sonorità, la bilancia dovrebbe pendere inesorabilmente dalla parte del pop: è un album, infatti, che segna una svolta nella produzione musicale della cantante americana. Dopo tanti anni di collaborazione si è separata dalla sua storica band (anche a causa della fine di una relazione sentimentale col bassista Lee Alexander) e si è affidata a un nuovo produttore e a nuovi musicisti. Si è anche allontanata dall’amato pianoforte, dedicandosi un po’ di più alla chitarra, e naturalmente i brani risentono di questo cambio di rotta. Alle sperimentazioni sonore si affiancano nuove collaborazioni con personaggi di spicco del panorama musicale statunitense: alcune canzoni di The Fall sono infatti scritte con Ryan Adams e con Will Sheff degli Okkervil River, mentre la produzione è stata affidata a Jacquire King, già al fianco di Kings of Leon e di Tom Waits. «Il disco ha un suono diverso - ha dichiarato la Jones - proprio grazie alla varietà di musicisti coinvolti. Volevo giocare col groove più di quanto avessi fatto nei miei dischi precedenti. Le nuove canzoni si prestavano molto bene a una trama di ritmi pulsanti».
Una Norah Jones nuova, insomma, ma poi non troppo lontana dalla ragazza che incantò mezzo mondo con l’album di debutto, Come away with me. Ed evidentemente quel «vieni via con me» ha convinto tante persone, se è vero che il disco ha venduto venti milioni di copie e ha conquistato ben cinque Grammy Award. E i successivi Feels like home, del 2004, e Not too late, del 2007, pur non replicando i risultati eccezionali del predecessore, non hanno certo sfigurato, conquistando premi e vendendo milioni di copie.
La Jones ha una storia personale piuttosto particolare. Il papà è un musicista indiano diventato famoso in tutto il mondo a metà degli anni ’60. Si tratta di Ravi Shankar, virtuoso di sitar che introdusse George Harrison e gli altri Beatles alla cultura musicale (e non solo) indiana. Grazie a lui i quattro di Liverpool aggiornarono e contaminarono i suoni pop che avevano caratterizzato la loro musica fino a quel momento, trasformandosi in pionieri di quella che di lì a poco sarebbe stata battezzata «world music». Ma questa è una storia troppo lunga e affascinante per essere miniaturizzata in questo articolo. Tornando alla nostra protagonista, pare che i rapporti col celebre babbo siano pressoché inesistenti, tant’è che anni fa scelse di togliere legalmente Shankar dal suo cognome, conservando soltanto il Jones materno. Del padre, Norah si limita a dire che «è un grande musicista».
Recentemente, la cantante di origine indiana si è dedicata anche al cinema.

Scelta come protagonista dal regista cinese Wong Kar-Wai, ha interpretato il film My blueberry nights, distribuito anche in Italia con il titolo Un bacio romantico e presentato ufficialmente a Cannes. Con lei, un cast estremamente ricco, con Jude Law, Natalie Portman, Rachel Weisz e la collega cantautrice Cat Power. Chissà che non sia l’anteprima di una seconda carriera, altrettanto ricca di soddisfazioni.

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