Nostalgia a New York Le ragazze di Mirò sfidano lo stile anni ’50

Debutto di Philosophy di Alberta Ferretti in America. E Diane von Furstenberg si ispira a Madrid

da New York

Si è spostata dal cuore pulsante della Grande Mela, quella dei grattacieli e delle torri di cemento, e ha scelto il quartiere di Chelsea, case basse, atmosfera da piccola città europea. Alberta Ferretti, tutto sommato, anche se ha deciso di dare una svolta alla sua collezione Philosophy (guai a chiamarla una seconda linea) portandola, come la piccola di casa, a vedere New York, l’ha tenuta protetta tra le mura di una grande galleria d’arte circondandola di quell’affetto che le riservano le ragazze «bene» di tutto il mondo vestite con quell’inconfondibile allure italiana.
«È il debutto di Philosophy nella città giusta», ha detto la stilista. Lasciando intendere che Milano ha forse perso il glamour e la settimana del fashion americano, in pieno svolgimento, è ormai da preferire. «No, assolutamente. Milano e Parigi restano le capitali indiscusse del prêt-à-porter di lusso ma qui c’è un mercato importante»: dove Philosophy realizza il 20 per cento di fatturato. E non è da sottovalutare la quantità di star che vogliono solo abiti di Alberta: da Jennifer Lopez a Kirsten Dunst, da Jessica Alba a Demi Moore fino a Reese Witherspoon, alla quale ha portato bene, visto che indossava Philosophy quando era nessuno e l’anno scorso vinse un Oscar. Scelta quasi inevitabile, insomma. E difatti i nomi più importanti del social life planetario non hanno deluso le aspettative e nonostante un freddo da tagliare la faccia (anche a meno 23) giovani come l’attrice Paz de la Huerta, Kimberly Stewart figlia di Rod, Bee Shaffer figlia di Anne Wintour, la fashion stylist delle dive Rachel Zoe, Marina Abramovich, Martina Mondadori e Matilde Borromeo si sono date appuntamento alla Dia, tremila metri quadri di galleria, una delle più importanti di New York.
La novità è la «sfilata non sfilata», un evento nel quale si mescolano indossatrici, pubblico, invitati vip e addetti ai lavori. «La collezione va vista da vicino, la sfilata tradizionale va bene per le collezioni di prima linea». Si tocca con mano questa moda per giovani senza età. Certo non è una teenager quella che indossa questi abiti borghesi dall’area rétro, che prendono spunti dagli anni Cinquanta. Su tacchi altissimi di scarpe chic con dettagli sport si muovono le modelle vestite di grigio virato in più tessuti, sete stampate a grafismi, tweed laccati. Lunghezze dal corto corto al ginocchio, la vita va in alto per gonne e pantaloni. «Non più bambole sexy ma donne sensuali. Quella sensualità che permette a donne non giovanissime di conquistare uomini giovani». Non c’è dubbio: belle, accattivanti, frizzanti. Lontane dall’immagine del size zero che anche a New York viene discussa come un grave problema. Ci ha pensato Diane von Furstenberg, dando l’esempio con la sua bella collezione che vede una donna più in carne con vestiti voluminosi.

Ispirata dai ricordi di quando era studentessa a Madrid e dai film di Almodóvar, in particolare l’ultimo Volver, Diane, imparentata con gli Agnelli, ha portato in passerella la Spagna e i suoi pittori celebrati, peraltro, in una grande mostra al Guggenheim. Fantasie che riflettono i lavori di Mirò e, come per il pittore, il nero è colore nelle sete e nei tessuti preziosi. Ad applaudirla e a baciarla con affetto, Lapo Elkann, giunto dall’Italia apposta per lei.

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