La novizia col cancro cacciata dal convento

«Non abbiamo soldi» Negli Usa scoppia il caso

Silvia Kramar

da New York

Sono bastate sedici parole a cambiarle la vita. Sedici parole scelte attentamente dai Padri fondatori degli Stati Uniti e trascritte a mano nel Bill of Rights della Costituzione Americana. Quest'ultima, compilata per proteggere i diritti dei cittadini ad essere felici e a proteggere la propria privacy, voleva anche e soprattutto difendere la libertà religiosa di un Paese fondato per non vivere sotto l'egida delle vecchie chiese europee.
In quelle pagine della Costituzione si legge infatti che il Congresso di Washington non aveva e non avrebbe mai avuto diritto a interferire e a regolare qualsiasi establishment religioso in territorio Americano. Ma per lei, Mary Rosati, giovane novizia del convento delle Sisters of the visitation of the Holy Mary di Toledo, quelle sedici parole sono diventate una condanna.
Insieme alla madre superiore del convento la giovane suorina si era fatta visitare da uno specialista di un istituto dei tumori che le aveva le diagnosticato un tumore al seno. Ed era stato allora, di fronte alla prognosi sulla durata e sui costi della terapia, che la Madre superiore l'aveva informata che il convento non aveva più bisogno di lei. Che doveva andarsene. «Dobbiamo lasciarla andare», aveva sentenziato la Madre superiore, «non credo che possiamo occuparci di lei in queste condizioni».
Così il convento di suore cattoliche le aveva ordinato di fare la valigia e Suor Mary Rosati si era trovata senza casa, senza lavoro senza assicurazione medica. Abbandonando qualsiasi principio di amore cristiano, di rispetto umano e di solidarietà religiosa, il convento di Toledo si era invece fatto due conti in tasca e aveva abbandonato la giovane a sé stessa. La storia è finita ieri sulla prima pagina del New York Times, che sta pubblicando, a puntate, un reportage sul mondo religioso americano. Il caso della Rosati è diventato famoso solo perché un avvocato di grido di nome Jeffrey Heck, di Mansfield, nell'Ohio, ha dichiarato di volersene occupare.
Se la novizia avesse lavorato per una banca o una corporation come la Microsoft, la Coca Cola o la Ibm, tutto questo non sarebbe mai successo: il suo datore di lavoro non avrebbe potuto né licenziarla né revocarle l'assicurazione medica. Mary Rosati sarebbe stata protetta dalla legge American With Disabilities che garantisce una copertura medica e legale agli ammalati. Ma il convento delle suore di Toledo, il cui nome tradotto significa «visitate da Maria» ha fatto appiglio a quelle sedici parole e non ha mai pensato di aiutarla.


Adesso che la storia di Mary Rosati è finita sul maggior quotidiano newyorchese, la Madre superiore dell'ordine di Toledo ha fatto sapere che a spingerla a cacciare la novizia sono stati altri motivi, ma il medico curante di Mary Rosati vuole raccontare un'altra versione dei fatti, molto meno religiosa e spirituale, quando salirà sul banco dei testimoni a difendere la novizia, che ha dichiarato di amare ancora profondamente la Chiesa Cattolica. Nonostante tutto.

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