Nucleare, la ritirata è un errore

Con un emendamento alla legge omnibus il governo ha deciso di abrogare tutte le norme previste per la realizzazione dei primi impianti dal 2013. Anche se è strategica resta pur sempre una scelta sbagliata. Il lato positivo: si blocca il referendum che avrebbe bocciato tutto per sempre. Rimane uno spiraglio perché il governo ha lasciato spazio alle direttive Ue che apriranno all'atomo

Nucleare, la ritirata è un errore

L’atomo è scomparso un’altra volta. Non per scelta. Non per scienza. Non per calcolo. Ma così, per quieto vivere, perché di questi tempi non si sa mai. C’è il Giappone, la paura, questo sentimento apocalittico che ci accompagna verso il futuro, ci sono le elezioni, c’è la voglia di dare retta alla folla e alle sue emozioni. Magari ci sono anche i sondaggi. Fatto sta che il governo ha chiuso la cartelletta con su scritto programma nucleare, quello che doveva cominciare nel 2013 e entrare in funzione con molto ottimismo nel 2020, e ha spento la luce. Archiviato. È bastato un emendamento nella legge omnibus: abrogate tutte le norme previste per la realizzazione degli impianti. Il nucleare non fa per noi. Bersani si è messo a saltellare dicendo che questa è una vittoria del Pd. I verdi, Legambiente e tutti quelli che la notte non dormono per i troppi incubi sono convinti di aver salvato l’Italia e un po’ forse anche il mondo. Perfino nel Pdl molti giurano di non aver mai pensato sul serio al nucleare.

Tutti innamorati del sole e dei mulini a vento. Da sempre. Dai tempi di Chernobyl. Ma il problema vero non è questo. Si può essere favorevoli o contrari. Si può puntare su una nuova strategia energetica. Si può parlare come fa Giorgia Meloni di rinnovabili e nucleare pulito. Si può aspettare la fusione fredda o scoprire la particella di Dio. Quello che fa male è ipotecare il futuro con scelte di pancia, condizionate dalla cronaca, dal passato prossimo e dalle profezie Maya. Questa volta il governo ha mancato di coraggio. Non si può parlare del nucleare come una grande scelta e poi fare marcia indietro solo perché le immagini di Fukushima fanno tremare i polsi. Il governo ha avuto paura della scelta impopolare. Peccato. Il governo non ha usato la ragione. Si può anche dire: è razionale rinunciare al nucleare. Ma almeno pensateci, fateci capire, lasciate che la cronaca evapori. La politica non si fa con le pagine dei giornali. Niente. Puro qualunquismo. Non è neppure solo tattica.

Qualcuno dice che la mossa del governo sia un modo per salvare il futuro del nucleare. Il passo indietro scongiura il referendum. È appunto una mossa tattica. Si sposta la torre e si cerca l’arrocco. Magari è vero. Un voto contrario degli italiani sulle centrali sarebbe stata una pietra tombale. Infatti Di Pietro il referendum lo vuole fare lo stesso. Aspettiamo. Aspettiamo la risacca e il riflusso. Un giorno qualcun altro ci verrà a dire che l’opzione nucleare resta la più sicura e la più economica.C’è quella frase che tiene aperto lo spiraglio: «Si terrà conto delle indicazioni stabilite dall’Ue e dai competenti organismi internazionali ». Significa che a settembre l’Europa potrebbe dirci che le centrali possiamo e dobbiamo farle. Forse anche questa è tattica: un catenaccio utile che magari ti fa anche vincere, ma che catenaccio resta. La beffa è che di questo, prima dello tsunami giapponese, cominciavano ad esserne più o meno certi in tanti. Tutti ottimisti. Non solo il governo. Non solo Veronesi.

Non solo gli industriali. C’era un tempo, neppure tanto lontano, un anno e poco più, in cui un Bersani ottimista sosteneva: «Il ritorno al nucleare è un orizzonte su cui riflettere. Non solo le energie rinnovabi-li, ma anche l’atomo pulito di quarta generazione». C’era il Pd che a Strasburgo votava a favore di nuovi finanziamenti europei per il nucleare. Tutto vero. Tutto scritto. Questo accadeva quando il Pd sognava un’anima non più torva e reazionaria. Poi è arrivata la crisi economica, terremoti e maremoti, disgrazie e maledizioni. Il risultato è che sul cielo della sinistra sono tornati a svolazzare i corvi. Gli apocalittici hanno aperto gli armadi e sono tornati in piazza con i mantelli neri: ricordati che devi morire.

Ecco, questo è il cuore del problema. Non solo l’atomo. Non il fatto che ora si riparta da zero e bisogna reinventarsi un piano energetico. Non che in questo dannato Paese di Nostradamus e apprendisti stregoni l’unica ricetta sicura sia restare fermi. Non muoversi e se proprio bisogna fare un passo, mi raccomando, che sia a marcia indietro. La vera beffa della fuga a passo di gambero del governo è che si è arreso ai malumori degli apocalittici. Va bene. Archiviamo il nucleare.

Preghiamo che in Francia, Svizzera e Slovenia non succeda mai nulla. Ma per favore lasciamo che a farci paura siano le parole di uno scienziato, di un ingegnere, perfino di un carpentiere o di un elettricista. Non lasciamoci fregare dalle prediche di un venditore d’almanacchi.

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