Lino Banfi con gli occhi a mandorla: "merito" dell'intelligenza artificiale

Nel derby tra Amarcord e IA, un pareggio spettacolare

Lino Banfi con gli occhi a mandorla: "merito" dell'intelligenza artificiale
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Ma la celebre battuta - quantomai attuale in questi giorni - dell’«avvocato Covelli» (Riccardo Garrone) in «Vacanze di Natale» (1983), «...beh, anche sto Natale se lo semo levato dalle palle», avrebbe lo stesso effetto pronunciata in lingua straniera e con la faccia di un attore kazako? Per rispondere bisognerebbe vedere in concreto l’effetto che fa... Ed è quello che si può verificare cliccando nel ricco archivio del canale italiancomedydub spiegandovi che «qui potrete trovare iconici spezzoni dei film commedia italiani preferiti, ma con un tocco speciale». Un «trucco» attorno al quale si è creato sui social un dibattito tutt’altro che banale. Grazie alla dimensione parallela del multiverso e alle potenzialità dell’IA ogni scena di un film può essere infatti rielaborata a piacimento creando un nuovo ciak tutto da godere. Il risultato tecnico è perfetto grazie a un doppiaggio ottimale e alla capacità di «preservare i toni di voce originali degli attori»; obiettivo: «condividere l'umorismo unico e irresistibile del cinema italiano con un pubblico globale».

Ma che sensazione lascia nello spettatore la visione, ad esempio, del vero «commissario Auricchio» (Lino Banfi in «Fracchia la belva umana») reinterpretato da un clone nipponico? Tanto per rimanere in tema di paragone «caseario»-cinematografico, l’effetto straniante è il medesimo che si potrebbe avere confrontando una confezione di italianissimo Auricchio DOP (Denominazione Origine Protetta) con un dozzinale Parmesan Usa e getta...). Nonostante ciò, le battute indimenticabili della migliore commedia all’italiana restano efficaci anche se recitate da un interprete «artificiale» e in una lingua proveniente dalla parte opposta del mondo. È un riflesso condizionato affascinante e «inspiegabile» allo stesso tempo. Avviene che - dopo una prima visione «respingente» - la nostra mente di cinefili incalliti finisce per accettare in automatico anche l’elaborazione artificiale in giapponese, magari ri-traducendola mentalmente in italiano.

Insomma, ascoltiamo e guadiamo il commissario Auricchio Sun con gli occhi a mandorla (che comunque ci strappa un sorriso), ma alla fine è come se tornassimo a percepirlo intimamente nella sua più autentica essenza di commissario Auricchio made in Canosa di Puglia. Rifiutare a priori le capacità (certo, potenzialmente rischiose) del metaverso declinato con l’IA sarebbe una battaglia anacronistica e di retroguardia, come pretendere oggi il ritorno ai gettoni telefonici. È la modernità bellezza, e tu non puoi fermarla.

Senza contare che il mix tra «vecchio» e «nuovo» può anche produrre effetti davvero suggestivi, come accaduto con gli auguri 2025 montati con cura da GEMAvideo che ha messo in rete il saluto personalizzato per un «felice anno nuovo» da parte di tanti eroi, ormai scomparsi, di «90° minuto»: da Paolo Valenti a Luigi Necco, da Sandro Ciotti a Tonino Carino, da Gian Piero Galeazzi a Marcello Giannini.
Nel derby tra Amarcord e IA, un pareggio spettacolare.

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