Le "prove dei video" nell'epoca dell'intelligenza artificiale

Ormai si fa fatica a capire se un filmato trovato in rete sia vero o se sia stato creato usando l'Ia

Le "prove dei video" nell'epoca dell'intelligenza artificiale
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«Guarda qui, ho le prove, c’è un video». Si potrà ancora dire nell’era dei Deepfake generati dall’AI? Certo, qualsiasi ripresa, anche prima, poteva essere falsa o manipolata, ma non fino a questo punto e a questa velocità.

Già sui social si fa fatica a capire se il video con uno strano animale sia vero o meno (tant’è che hanno messo l’“obbligo” di indicare se un video è generato o meno con l’AI), così come non si può usare per esempio ChatGPT per generare immagini con personaggi reali, neppure con la vostra (io volevo un’immagine di me in braccio a Freddie Mercury, o il contrario, ho cercato di convincerla, risponde sempre che, per la privacy, non può generare immagini con persone esistenti).

Grok te le genera, molto somiglianti, ma modificando apposta alcuni connotati. Per esempio se gli chiedi di generarti, che so, un’immagine di Trump che canta con un casco di banane in testa come Freddie Mercury (un esempio a caso) la fa, però osservando bene ti accorgi che non è proprio Trump, è una specie di sosia. Dai risultati di un sondaggio del Connected Consumer Study di Deloitte risulta che il 59% degli intervistati non riuscisse a capire la differenza di un contenuto generato dall’essere umano e di uno con l’AI.

Queste comunque, per ora, tornando a immagini e video di persone, le regole di ingaggio delle AI di uso comune, ma a altri livelli puoi fare di tutto. Secondo l’Entrust Cybersecurity Institute tra pochissimo tempo avremmo un attacco deepfake ogni cinque minuti.

Ecco perché si sta pensando a delle contromisure, e chi si può mettere contro l’AI se non la stessa AI, un’altra AI? A aprile sarà HONOR a lanciare la sua funzione AI Deepfake Detection. Esaminerà le immagini e i video pixel per pixel, imperfezione per imperfezione, la coerenza di ogni singolo movimento, avvisando gli utenti di video e materiali potenzialmente manipolati dall’AI, cosa che dovrebbe scoraggiare i seminatori di deepfake (Gigi Ballarani, durante una conferenza sull’AI, ha però dichiarato: «neppure la pena di morte ha mai scoraggiato i criminali», e in effetti).

Tuttavia la vedo dura, sarà come la lunga lotta tra virus e antivirus, perché si sa, con la tecnologia e il web non si può controllare tutto.

Sarà creata un’AI anti-Deepfake Detection, e un’altra anti-anti-Deepfake Detection, e così via. Per il momento, che so, se vostra moglie o vostro marito vi beccano una foto o un video in cui siete con l’amante, potete ancora dire, facendo spallucce, «è un deepfake». Fino a aprile. Poi si vedrà.

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