Si sta diffondendo una certa preoccupazione per il costante rientro dei satelliti Starlink deorbitati. Nell'ultimo mese si è assistito a una vera e propria pioggia di dispositivi caduti dal cielo che hanno ripetutamente attraversato l'atmosfera terrestre. Un fenomeno che, se ripetuto con così tanta frequenza, potrebbe causare anche dei danni. Si tratta, purtroppo, di un processo necessario.
Sono ormai trascorsi degli anni. Nel 2018 Space X, società di Elon Musk, ha lanciato in orbita più di 7mila satelliti con la promessa di rendere internet accessibile a tutti sul globo. Lo scopo era quello di tenerli in funzione e poi sostituirli di volta volta con altri modelli più moderni quando, una volta usurati, sarebbero caduti.
A quanto pare i segni di usura si sarebbero fatti sentire in modo importante. Solo nel mese di gennaio oltre 120 satelliti arrivati alla fine della loro vita sono precipitati, con una media di 4-5 unità al giorno. Questi dispositivi attraversano l'atmosfera e bruciano. A quanto pare si tratta di un processo necessario che entra in azione quando i satelliti sono mal funzionanti o hanno dato problemi di prestazione. Dalla base, Space X è in grado di avviare una procedura di deorbitazione controllata, scongiurando conseguenze ben più serie.
Da inizio del progetto dei 7.800 satelliti lanciati in orbita 817 sono già rientrati. Questo continuo passaggio, però, rischia di mettere a repentaglio lo stato della nostra atmosfera terrestre. Fra le tante preoccupazioni relative a questo fenomeno c'è quella secondo la quale questi dispositivi possano esplodere e disintegrarsi prima di impattare contro il suolo terrestre, rilasciando detriti e polveri inquinanti anche nell'atmosfera. Il pensiero va, ad esempio, all'ossido di alluminio, capace di corrompere lo strato di ozono.
"Gli Starlink sono fatti principalmente di alluminio, che quando il satellite evapora rimane in quota nell'atmosfera. E la stessa cosa si verifica al momento del lancio, poiché i propellenti usati dai razzi, soprattutto quelli solidi, sono a base di ossido di alluminio. Tuttavia quando si parla di clima e di atmosfera si ha sempre a che fare con un sistema caotico ed estremamente complesso, dunque è difficile fare previsioni sulle conseguenze di questi eventi. Ad esempio, sappiamo che le particelle di alluminio rendono l'atmosfera più brillante, come tanti piccoli specchietti. Riflettono quindi una maggiore quantità di luce solare raffreddando l'atmosfera, con un'azione opposta a quella dell'effetto serra", ha spiegato ad Ansa Alberto Buzzoni, astronomo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica.
Ci sono già degli studi a riguardo, come quello pubblicato dalla rivista dell'Accademia delle Scienze americana nel 2023. La disintegrazione dei satelliti Starlink in atmosfera rilascia metalli pesanti e pericolosi, con il 10% di alluninio. Un altro studio, pubblicato su Geophysical Research Letters nel 2024, ha invece dimostrato che dal 2006 al 2022 il valore di ossido di alluminio nell'atmsofera è cresciuto di 8 volte.
"Questa è una criticità che può rappresentare un intralcio
significativo alle osservazioni astronomiche soprattutto in certi momenti della notte e dell'alba", ha dichiarato Gianluca Masi, astrofisico e responsabile scientifico del Virtual Telescope Project.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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