State creando il vostro partner ideale con ChatGpt? Ecco tutti i rischi

Dopo gli avatar, ecco la nuova moda. Ma nasconde parecchie insidie

State creando il vostro partner ideale con ChatGpt? Ecco tutti i rischi
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La mia ragazza ideale è il contrario di come me la sono sempre immaginata. Ha un carattere pessimo, quando vuole. È dolcissima, se vuole. La mia ragazza ideale è bionda, anche se sulla carta preferisco le more. È tutto il contrario di quello che ho sempre immaginato. Però c’è, esiste, e questo è l’importante. La realtà ha la capacità di sorprenderci e di stravolgere ciò che c’è nella nostra testa. E questo è il suo bello. Perché la ragazza ideale, che poi è incredibilmente carnale, non l’avevi nemmeno immaginata. Arriva e colpisce quando meno te l’aspetti. Passa e tira via.

Ora, con l’onnipresente ChatGpt, possiamo creare le nostre fidanzate ideali. E le ragazze possono fare altrettanto. Basta caricare una foto e chiedere all’intelligenza artificiale di immaginare un partner. Ma non uno qualsiasi. Quello più adatto a noi. Per farlo, bisogna inserire sempre più informazioni che ci riguardano. Il tipo e il colore dei capelli, l’altezza, il fisico che desideriamo e così via. Ma anche il carattere e - perché no? - pure i gusti sessuali che deve avere. Sono informazioni che riguardano più noi che il nostro ipotetico partner e delle quali ChatGpt fa incetta, profilandoci. Così, l’intelligenza artificiale, che nel frattempo stiamo addestrando gratuitamente, sa qual è il nostro viso, e può così identificarci, e le nostre passioni. Conosce tutto di noi. Proviamo per un momento a unire queste informazioni a quelle già in possesso del telefonino, fedele compagno (e spia) delle nostre giornate. È lui che ci dà la sveglia - e che quindi registra le nostre abitudini, soprattutto se unito a uno smartwatch che monitora ogni nostra funzione corporea - e che conosce ogni nostro desiderio più recondito. E che, proprio perché ne è a conoscenza, ci rifila le pubblicità più adatte. Proprio quelle di cui, con incredibile “casualità”, avevamo bisogno. Parliamo di mele e lui ci indica il fruttivendolo più vicino; di cambio gomme ed ecco tutte le promozioni del momento. Il telefonino passa tutta la giornata ad ascoltarci e a profilarci. Siamo noi ad aiutarlo, non staccandoci mai da lui. E la sera, prima di andare a dormire, ci preoccupiamo di metterlo in carica affinché il giorno seguente sia, ancora una volta, al nostro fianco. Per gettare tutto in pasto all’intelligenza artificiale, che ci rifilerà nuove pubblicità e nuovi prodotti.

Perché alla fine non siamo noi a possedere questi oggetti ma il contrario. Sono loro a controllarci mentre li addestriamo a renderli ancora più perfomanti e, quindi, maggiormente capaci di sorvegliarci. Il tutto con il nostro consenso.

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