RomaGli emendamenti del governo al ddl sulle intercettazioni sono sei, ma non tutti toccano i punti critici segnalati dai finiani e la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, presenta un «pacchetto» di altri cinque per integrarli.
Quelli depositati ieri dal capogruppo del Pdl in commissione Enrico Costa e da quello della Lega Matteo Brigandì cambiano la durata massima degli ascolti: i 75 giorni potranno essere prorogati di 15 in 15 giorni e non più di 3 in 3, per tutto il tempo delle indagini preliminari. Per acquisire i tabulati servirà solo lok del gip, non del tribunale collegiale e se riguardano terzi estranei non è più necessario che siano a conoscenza dei fatti per cui si procede. Per riprese e registrazioni fraudolente il carcere viene ridotto da 4 a 3 anni. Inoltre, per sostituire il pm titolare dellinchiesta in caso di fuga di notizie, non basterà più liscrizione nel registro indagati, ma ci vorrà il rinvio a giudizio. Dimezzate, anche nel minimo, le sanzioni agli editori. Nel caso più grave, di pubblicazione delle intercettazioni di cui sia stata ordinata «la distruzione o lespunzione», il numero delle quote (parametri di riferimento che valgono ora da un minimo di 258 euro a un massimo di oltre 1.500) va da un minimo di 50 e ad un massimo di 200. Mentre per la pubblicazione «arbitraria di atti di un procedimento penale», da 50 a 100. Vengono poi cancellati i divieti sulle riprese visive in luoghi pubblici. Nelle abitazioni private non si potranno piazzare cimici, mentre in luoghi pubblici o aperti al pubblico la polizia giudiziaria potrà farlo anche di propria iniziativa. Infine, linclusione tra i reati che giustificano le intercettazioni tutti quelli di maggiore allarme sociale, esclusa lusura, perché considerati «satellite» delle organizzazioni criminali. Le regole per utilizzare le intercettazioni nelle indagini per reati contro lambiente saranno le stesse di mafia e terrorismo.
Non basta per i finiani. Per la Bongiorno gli editori dovranno essere responsabili solo per la pubblicazione delle intercettazioni di cui era stata ordinata la distruzione e non di quelle, segrete, incluse nel fascicolo processuale. Si tornerebbe al concetto di «privata dimora» come unico luogo interdetto agli ascolti, invece del generico «luogo privato» Sarebbero più facili le indagini contro ignoti. Meno vincoli alle intercettazioni nella prima fase delle indagini di chi è informato dei fatti.
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