Un nuovo partito di delusi? Sì, ma da Fini

Il guaio è che restano una minoranza. C’è un partito molto più vasto, antico e radicato: i delusi da Fini. Quelli di Farefuturo, troppo occupati a vivere nel futuro, non li hanno mai visti o se ne sono dimenticati. Eppure ci sono. È gente che ancora si chiede cosa davvero sia successo a Gianfranco, a quel signore con il vestito grigio che pochi mesi prima di scoprirsi antiberlusconiano era salito sul predellino di Berlusconi. Il Pdl vince le elezioni e all’improvviso Fini scopre che il partito che ha appena fondato gli fa schifo. Bene. C’è tanta gente che questo passaggio ancora non lo ha capito.
Vengono da lontano e non sono tutti missini, ma hanno votato Fini contro Rutelli nella Roma del ’93. Hanno pianto con lui a Fiuggi, cambiando rotta, spezzando il passato e dicendo che era una cosa giusta. Lo hanno seguito in An, senza mai rimproverargli certi atteggiamenti da padroncino, con quel disprezzo genetico verso i non predestinati. Fini come leader, Fini come guida, Fini di ghiaccio e lontano ma con un progetto in testa. Almeno questo faceva credere. Si sono sentiti arrivare il fiatone alla gola per seguirlo, perdonando i cambi di marcia, le improvvisazioni, le scelte umorali. Magari la colpa è nostra che non lo capiamo. Stessa storia quando si è cominciato a parlare di partito unico della destra, la fusione con Forza Italia. Tanti avevano dubbi. Un altro strappo, un altro addio? È faticoso reinventarsi ogni volta. Ma Gianfranco sembrava convinto, mentre aveva appena smesso di trattare con Casini l’addio al Cavaliere. Il Pdl è il nostro futuro. Passano un paio di mesi e si scopre che il futuro è un altro. Il solito. Quello che il passato ha bocciato ripetutamente: il vecchio ribaltone, il governo dell’ammucchiata istituzionale. E tutti quelli che lo hanno seguito nel Pdl sono, in fondo, dei pezzenti. Si cambia. Il leader ha ripudiato se stesso.
Questo è quello che i delusi di Fini non riescono a capire. Cosa succede quando un capo rinnega le proprie idee? Attenzione. Fini non è soltanto il cofondatore del Pdl ma anche della Bossi-Fini e ora chiede più cittadinanza per l’integrazione. Fini è quello che ha regnato in An non ammettendo dissensi, chiedere a tal proposito alla Mussolini o a Storace, e ora parla di democrazia. Fini è quello che ha urlato rabbioso contro la violenza delle intercettazioni all’ex moglie e ora guida l’opposizione al disegno di legge del suo partito.
Questo è quello che i delusi di Fini faticano a perdonargli. Cosa accade quando un leader tradisce i propri seguaci? Attenzione. Fini non ha chiesto ai suoi di seguirlo. Non li ha voluti. Ha detto che ormai si erano berlusconizzati. Se ne è andato via con Campi, Della Vedova e Filippo Rossi e promosso colonnelli della guerriglia Bocchino e Granata. Tutta gente che gli elettori del Pdl sì e no conoscono. Quello che si vede dal basso è una maggioranza di governo che ogni giorno subisce gli agguati dei finiani. È questo quello che resta nella mente. Chi sta uccidendo la destra? E perché lo fa? Sembra quasi che Fini un giorno si sia stancato di aspettare l’eredità.

Aveva calcolato che nel 2010, o giù di lì, Berlusconi si sarebbe fatto da parte e lui, dopo una vita da delfino, avrebbe finalmente indossato scettro e corona. È solo una questione di ambizione personale. Il futuro è tutto qui.
I delusi cercano un perché. Qualche tempo fa un vecchio elettore finiano confuso e tradito se l’è cavata con tre parole: cherchez la femme.

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