Il nuovo raid di D’Alema: «Israele esagera»

Dito puntato contro la guerra in Irak: «Situazione drammatica per colpa della politica degli ultimi anni». Fini: «Innegabile il diritto israeliano all’autodifesa»

Marianna Bartoccelli

da Roma

«La reazione di Israele, pur legittima in base al principio di autodifesa secondo la carta dell’Onu, è andata al di là di ogni ragionevole proporzione». Il ministro degli Esteri riferisce alla Camera qual è la linea del governo sulla guerra o «rappresaglia» di Israele verso il Libano e subito viene ribattezzato «il signor tuttavia», come aveva suggerito del resto il collega di governo Giuliano Amato. «La situazione umanitaria a Gaza è letteralmente disastrosa» ha aggiunto e, tuttavia, «la crisi è stata innescata da forze radicali, l’ala estremista di Hamas». C'è il rischio che la crisi tra Israele e Libano inneschi «una spirale di guerra nell'intera regione», e se la reazione di Israele è legittima, questa è andata al di là, colpendo «le infrastrutture essenziali come la centrale elettrica di Gaza», causando gravi danni «per il funzionamento degli ospedali». Per il capo della Farnesina «è difficile verificare il coinvolgimento di Siria ed Iran» e, tuttavia, «la situazione di oggi investe Israele, e non solo, tutta la regione, il mondo intero». Ha riconosciuto che «l’obiettivo di Israele è la neutralizzazione completa della base militare di Hezbollah», ma ha posto anche il problema delle gravi difficoltà in cui è stato messo il governo libanese. «Non dimentichiamo che il Libano è una fragile e giovane democrazia», ha ribadito.
Il ministro ha puntato il dito contro la guerra in Irak: «Se la situazione oggi è così drammatica per Israele, per i palestinesi, per il Libano, per l'intera regione dipende anche dai fallimenti della politica di questi anni». E la «visione prevalentemente militare di Israele produce insostenibili costi umani e accresce il livello dell’odio e quindi della insicurezza». Sul che fare ha ribadito la necessità che l’Europa si presenti compatta nelle decisioni da prendere: «La crisi in Medio Oriente sottolinea la passata debolezza dell'Europa ma può essere anche un'occasione di ripresa e di iniziativa per l'Europa stessa». È necessario esercitare «un’influenza moderatrice verso Israele e rassicurarlo che si intende fare qualcosa di concreto per fermare Hezbollah». Le proposte del «ministro tuttavia» perseguono la via del negoziato e dopo il cessate il fuoco bisognerà garantire l’invio della Forza di pace, in Libano e sulla striscia di Gaza. Intanto «ok» al ruolo di mediatore di Prodi per riuscire a spingere l’Iran perché ottenga il rilascio dei prigionieri israeliani. Presupposto per il «cessate il fuoco» di Israele.
All’informativa di D’Alema immediata la replica dell’ex ministro Fini di An: «Il diritto all’autodifesa di Israele è innegabile, ed è fuori luogo misurare con una sorta di metro politico se quella reazione è commisurata o no all’offesa». Attaccando il ministro D’Alema per non aver preso le distanze da quanti, della sua stessa maggioranza, hanno addirittura chiesto di ritirare il nostro ambasciatore in Israele, Fini ha ironizzato anche sull’autodefinzione di Prodi, come «facilitatore nei rapporti tra Teheran e la comunità internazionale». «La chiave di volta di questa crisi è a Teheran», ha ribadito Fini. Di diverso avviso Angelo Bonelli (Verdi), che ha sostenuto che è «bene dialogare con Siria e Iran per realizzare una tregua». A sostegno di D’Alema e della reazione «spropositata», Sergio Mattarella dell’Ulivo. Fabrizio Cicchitto (Fi) ha sottolineato la diversità di opinione dentro l’Unione e ha ribadito che «in Medio oriente c'è un disegno politico di distruzione di Israele». E che non si può «mettere sullo stesso piano la politica di pace di Israele con quello che è accaduto dall'altra parte».

Infine Pierferdinando Casini ha dichiarato di condividere l’intervento alla manifestazione per Israele di Pietro Fassino, mentre non è d’accordo sulla definizione di reazione spropositata: «Lo può dire solo chi dall’Italia osserva tranquillo quelle vicende».

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