Che cosa sarebbe «Colazione da Tiffany» senza gli occhialoni neri indossati da Audrey? Sono firmati da Oliver Goldsmith e, insieme al tubino nero indossato dalla Hepburn e al celebre brand di gioielli, sono da decenni emblema dell'eleganza stilosa. Il cinema è fatto di dettagli che paiono secondari e che invece restano impressi nella mente dello spettatore, pronti a trasformarsi in un cult: sono stati tanti gli oggetti di design, gli abiti, le scarpe, i gioielli, gli occhiali capaci di bucare il grande schermo, spesso grazie alla complicità dell'attrice giusta. Prendiamo Julia Roberts. Nella metamorfosi da ragazza di strada a moderna Cenerentola in «Pretty Woman», la Roberts indossa con charme l'intramontabile cappello Memar che fa molto signora bon-ton. Tutti ricordiamo la sua agguerrita Erin Brockovich in lotta contro le multinazionali e ancora di più il suo leggendario decolté valorizzato da un Wonderbra che, appena messo sul mercato, ha fatto il pieno di vendite. Chi studia queste cose a tavolino citerebbe il caso quale ottimo esempio di product placement, la pratica che consiste nel lanciare sul grande schermo prodotti di consumo o di tendenza. Per fortuna al cinema piacciono le sorprese e i colpi di scena: capita, ad esempio, che oggetti all'apparenza banali con la giusta inquadratura catturino imprevedibilmente l'attenzione delle masse. In «Eyes Wide Shut», ultimo film di Stanley Kubrick interpretato da Nicole Kidman e Tom Cruise che all'epoca erano ancora marito e moglie, l'attrice indossa in alcune scene una semplice canottierina di cotone color panna. Era l'estate del '99 e pare che l'azienda di produzione del capo di intimo abbia dovuto fare gli straordinari per stare dietro alle richieste di ordinativi. Non è l'unico accessorio cult della pellicola: oltre alle maschere «alla veneziana» (abito nero e lungo con mantello) indossate da Cruise, ebbero un gran successo anche gli occhialetti tondi indossati dall'inquieta Kidman. L'alta moda ha avuto in «Sex and the city» un ottimo alleato televisivo alla fine degli anni Novanta: ogni capo che entrava nell'invidiatissimo guardaroba di Carrie Bradshaw-Sarah Jessica Parker è diventato famoso, ed è anche grazie alla serie tv se le Manolo Blahnik sono diventate per tutte molto più di una semplice calzatura. Restiamo sulle scarpe? Altro paio indimenticabile e ben piazzato sul mercato anche grazie al cinema sono le scarpette Onitzuka Tiger gialle di Uma Thurman in «Kill Bill», ché se la tutina aderente è cosa per poche, le sneakers stanno bene a tutte. Se «Il Diavolo veste Prada» è una girandola esasperata di abiti e accessori con la divina Meryl Streep-Miranda spesso griffata «made in Italy», anche il design ha trovato posto e fama sul grande schermo. Ci sono pezzi, come la lampada Arco di Achille Castiglioni o la poltrona Up di Gaetano Pesce, sulle scene di «Una cascata di diamanti» e, per rimanere alle avventure di James Bond, in «Casino Royale» la poltrona Barcelona, prodotta da Knoll, spiccava in molte scene.
Paolo Sorrentino si è divertito a girare lo spot per la Fiat 500 evocando «La grande bellezza», ma l'estetica degli oggetti sulla pellicola ha una forza superiore a qualsiasi operazione di marketing. L'esempio migliore: da 60 anni la Vespa è nota in mezzo mondo grazie alle indimenticabili «Vacanze romane» su due ruote di Gregory Peck e Audrey Hepburn.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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