Un occhio bionico per ridare la vista ai ciechi

Al via in Usa la sperimentazione su 75 pazienti non vedenti. I test dureranno 24 mesi, 25mila euro per l’apparecchio

La scienza, ormai, è meglio dei supereroi e dei loro superpoteri. Ad esempio, per trovare un occhio bionico in grado di funzionare, non serve più sfogliare i fumetti di fantascienza o chiedere aiuto ai «Fantastici 4». Basta chiamare il professor Mark Humayan e proporsi come cavia.
Requisiti richiesti: essere ciechi (o, se preferite, «non vedenti»), avere più di 50 anni ed essere liberi da impegni per i prossimi 24 mesi.
Sono pronte a partire, infatti, le sperimentazioni sul dispositivo Argus II che promette di «ridare la vista, trasmettendo informazioni visive da una telecamera montata su degli occhiali a degli elettrodi all'interno degli occhi». Detta così sembrerebbe roba da Robocop, ma i ricercatori americani ci tengono a specificare che l’«invenzione è estremamente seria».
Intanto la Food and drug administration ha dato l'ok per iniziare i test sui primi 75 pazienti colpiti da retinite pigmentosa e da degenerazione maculare che hanno già potuto provare una versione meno sofisticata di Argus II; grazie a questa tecnologia di precedente generazione «i non-vedenti hanno percepito luci e figure in movimento»: sei uomini hanno già provato il sistema a 16 pixel, e uno di loro lo ha utilizzato con successo per 5 anni.
Argus II consiste di due parti: microscopici elettrodi che vengono impiantati nella retina dei pazienti e una minuscola telecamera speciale indossata alla cintura che fotografa le immagini in tempo reale, le trasforma in impulsi elettrici che vengono trasmessi agli elettrodi impiantati.
«Ciò che stiamo cercando di fare - ha precisato Humayun - è convertire le immagini in tempo reale in piccoli segnali elettrici che viaggino dalla telecamera alla retina, avviando come si fa con il motore di un auto l'attività visiva degli occhi dei pazienti».
Nelle «istruzioni per l’uso» dell’occhio bionico si legge testualmente: «Il nuovo dispositivo prevede l'impianto di una linea di piccoli elettrodi nella parte posteriore della retina: le immagini dalla telecamera saranno convertite in segnali elettrici che possono essere irradiati senza fili fino a un ricevitore posto sotto l'occhio, che, a sua volta, li trasforma in impulsi per gli elettrodi». Argos II, forte dei suoi 60 elettrodi, ha una risoluzione maggiore dei modelli che lo hanno preceduto ed è anche di dimensioni più ridotte.


Le sperimentazioni si svolgeranno in cinque differenti centri in America nell'arco di due anni, su pazienti di più di 50 anni. Se i test avranno successo, il dispositivo sarà immesso sul mercato al costo di circa 30.000 dollari. Più o meno 25mila euro.
Non resta che sperare nel rimborso della mutua.

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