Ocse: "Pil Italia -5% nel 2009-10, ridurre deficit"

L'istituto di Parigi prevede un calo della crescita del 4% nell'Ue, un po' più alto in Italia: "E' la peggiore recessione dal dopoguerra. Rimettere ordine nei conti e riforme strutturali per prevenire nuove crisi"

Ocse: "Pil Italia -5% nel 2009-10, ridurre deficit"

Roma - Il pil dell’Unione Europea subirà una contrazione del 4% circa nel 2009 a causa della crisi finanziaria, e l’attività economica ricomincerà a crescere lentamente solo nel 2010, in concomitanza con la diminuzione delle tensioni nei mercati finanziari e la piena esplicazione degli effetti dei piani di stimolo. È quanto prevede l’Ocse nel suo rapporto sull’Ue, dove viene inoltre stimata, per l’Italia, una flessione del pil intorno al 5% per il biennio 2009-'10. Un tale calo del pil, afferma l’organizzazione di Parigi, "farà di questa recessione la peggiore del dopoguerra. Inevitabilmente ciò ha già iniziato a riflettersi in estese perdite di posti di lavoro e un notevole balzo della disoccupazione. La recessione stessa avrà come risultato una considerevole perdita di capacità dell’economia europea, aggiungendosi alle pressioni sulle prospettive di crescita di lungo periodo che deriveranno dall’invecchiamento della popolazione e ha eroso il progresso che stava avvenendo nel raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona".

Crescita non sostenibile L’Ocse sottolinea come la recessione "sia stata largamente estesa, sebbene abbia avuto in un primo momento gli effetti maggiori sulle economie con mercati immobiliari surriscaldati e settori bancari esposti direttamente alla crisi dei mutui Usa" e come "molti dei paesi Europei che avevano registrato le performance migliori, come Irlanda, Spagna e alcuni paesi dell’Est, sono stati colpiti in modo particolarmente duro, suggerendo che la loro forte crescita non fosse sostenibile".

Conti pubblici In questo contesto, per gli organismi comunitari e i paesi membri risulta prioritario rimettere in ordine i conti pubblici, così da rendere le condizioni finanziarie meno strette e far ripartire il credito, e, allo stesso tempo, sostenere la domanda aggregata attraverso misure di politica monetaria e fiscale concertate. Gli stati con un alto deficit si troveranno quindi con uno spazio di manovra fiscale estremamente ridotto. "Tutti gli stati membri - aggiunge l’Ocse - devono formulare piani chiari e credibili per assicurare la sostenibilità fiscale nel medio termine, ritirando rapidamente gli stimoli di bilancio non appena la ripresa avrà preso piede". Un altro nodo da sciogliere è poi costituito dall’ammontare degli asset illiquidi nei portafogli delle banche, in molti casi incerto.

Un’incertezza - continua l’Ocse - che si somma alle preoccupazioni sulla capitalizzazione di alcune banche, che potrebbe essere troppo bassa per affrontare un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche. In mancanza di un’adeguata soluzione a questi problemi, afferma l’Ocse, per un certo periodo saranno a rischio il funzionamento del sistema finanziario e la crescita economica complessiva.

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