Oggi si può convivere con la leucemia mieloide

La guarigione è un traguardo sempre più possibile per la leucemia mieloide cronica (LMC). Fino ad una ventina d'anni fa, questa neoplasia maligna (circa 800 le nuove diagnosi in Italia ogni anno), sembrava invincibile. Non aveva cure efficaci se non il trapianto di midollo, in una percentuale limitata di pazienti. Ora può essere controllata nel tempo. I nuovi farmaci a disposizione, gli inibitori della tirosin-chinasi di seconda generazione, come nilotinib, mirati e molto potenti, permettono di avere un'azione ancor più spiccata sulle cellule leucemiche, rispetto al progenitore imatinib. «Oggi possiamo finalmente parlare di possibile soluzione finale per la LMC», spiega il professor Giuseppe Saglio, ordinario di ematologia dell'università di Torino, ospedale universitario S. Luigi Gonzaga di Orbassano. «La terapia con nilotinib si è infatti rivelata in grado di far raggiungere la remissione molecolare completa (la premessa perché la sospensione della terapia possa almeno essere tentata), in una significativa percentuale di pazienti e in tempi molto brevi. La sfida adesso è capire bene in quante persone si possa ottenere questo importantissimo risultato, impensabile fino a qualche anno fa. Mediamente il 40-50 per cento dei pazienti che ottengono la risposta molecolare completa dopo terapia (un livello estremamente basso di cellule leucemiche residue, tanto da non poter più essere evidenziato con le più comuni tecniche attualmente a disposizione), può raggiungere l'obiettivo della guarigione, ovvero la sospensione del trattamento senza andare incontro a recidive». Per verificare questa ipotesi è in corso uno studio (ENESTFreedom), che mira proprio a valutare la possibilità di sospensione della terapia con nilotinib e quindi il raggiungimento dell'obiettivo guarigione, in pazienti con questa malattia. L'Italia è uno dei Paesi chiave: otto sono infatti le strutture di ricerca coinvolte nel trial.

«La speranza è che anche altre malattie neoplastiche del sangue e forme di leucemia, i linfomi e i mielomi si possano identificare terapie sempre più specifiche e di successo», afferma Franco Mandelli, presidente nazionale AIL.

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