Omaggio a Kurosawa, regista-samurai

Da oggi una rassegna propone 14 capolavori del Maestro giapponese

Patrizia Rappazzo

Personaggio di grande cultura, discendente da un'antica famiglia di samurai, pittore di pregio ma anche ex campione di kendo soprannominato in patria «l'Imperatore», Akira Kurosawa (1910-1998) - a cui la Fondazione Cineteca Italiana dedica un omaggio con 14 titoli (Spazio Oberdan da oggi al 31 dicembre) - è il più grande cineasta giapponese. La grande varietà dei suoi lavori che spaziano da un genere all’altro e coniugano spettacolarità e avventura, respiro epico, introspezione e analisi interiore, rivelano uno stile composito frutto sia della cura maniacale per scenografie e ambienti, sia dell’intelligente elaborazione di esempi diversi: teatrali (il Nô e il Kabuki), letterari (Dostoevskji, Shakespeare), cinematografici (da Satyajit Ray a John Ford).
Nato da un'antica famiglia di samurai Kurosawa fu educato secondo le rigide norme dell'etichetta samuraica. Tracce del duro percorso formativo emergono in numerosi film al centro dei quali si trova la storia di un'iniziazione e la ricerca della padronanza di sé dinanzi alle prove più ardue. Attivo nel cinema per quasi 60 anni, Kurosawa è tra i primi ad impiegare sul set due o più cineprese per creare un ambiente più spontaneo e produrre maggior materiale per il montaggio. Nel ’43 dirige il suo primo film Shanshiro Sugata, favola sulle origini dello judo. Nel'48 con L'angelo ubriaco (il 9 ore 17 e il 28 ore 17) confeziona il primo capolavoro del cinema giapponese del dopoguerra, ambientando nei sobborghi di Tokyo uno strano rapporto di amicizia fra un giovane capomafia malato di Tbc e un medico alcolizzato che tenta di salvarlo. L'anno dopo con Cane randagio (il 15 ore 19 e il 30 ore 17) racconta un noir che si trasforma in documentario quasi neorealista girato tra le miseria dei bassifondi di Tokyo. Ma è solo nel ’51 che si rivela al grande pubblico con Rashômon (il 10 ore 17, il 17 ore 21.30 e il 24 ore 17), racconto di un omicidio in 5 versioni diverse. Poi sarà la volta di Vivere e, nel ’54, di I sette samurai (il 9 ore 21.30, il 29 ore 15), capolavoro epico che racconta l' incubo di alcuni contadini succubi di soldati-briganti. Con La sfida del samurai (il 7 ore 21.30, il 22 ore 17) del ’61, descrive l'immobiltà della vita in un piccolo villaggio del XVII secolo, paralizzato dalla guerra fra clan. Nel ’65 esce Barbarossa (il 23 ore 21), film che prevede un intermezzo musicale tra i due tempi. Con Kagemusha (il 7 ore 17 e il 31 ore 17) filma una spettacolare battaglia. Da (ri)vedere Dersu Uzala, Il piccolo uomo delle grandi pianure, storia di amicizia fra un cartografo russo e un cacciatore mongolo (il 30 h 21.30) e Dodès'ka-Dèn, 8 storie ambientate nel quartiere più degradato di Tokyo (il 28 ore 21.30); Ran (l'11 ore 21.

30), visionaria trasposizione del Re Lear di Shakespeare, uno dei più bei film degli anni ’80. Gli anni '90 lo vedono autore, fra gli altri, del racconto onirico Sogni e Rapsodia d'agosto, racconto della tragedia atomica dell’agosto del ’45 (il 7 e l’8 ore15).

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