Treviso - La rapina era sembrata subito una pista troppo "facile". L'omicidio di Eliseo David (71 anni) non si spiega così. Se lo ripetevano in mattinata gli investigatori di di Conegliano Veneto. Ma solo dopo ore di interrogatorio è crollata la moglie della vittima, Laura de Nardo, 61 anni. La mobile di Treviso l'ha arrestata con l'accusa di omicidio volontario premeditato. Con la donna sono finite in carcere altre tre persone, tutti uomini, coinvolti a vario titolo nel delitto. Gli uomini sono stati rinchiusi nel carcere di Treviso, mentre la donna in quello di Venezia.
Gli arresti E' stato ucciso per l'eredità Eliseo David. Lo ha confessato la moglie. E lo ha ribadito al pm trevigiano Barbara Sabattini, che ha sottoposta la donna a fermo di indiziato di omicidio volontario premeditato. Con lei sono stati ammanettati i suoi complici: Ivan Marin (36), di Vazzola (Treviso), disoccupato. Gennaro Geremia (48), di Visnà di Vazzola (Treviso), pregiudicato, manutentore in un hotel di Mestre (Venezia). Mirko Della Giustina (29), di Fregona (Treviso), idraulico.
Il piano Duecentomila euro: questa la cifra che sarebbe stata pagata per uccidere Eliseo David. Il particolare è emerso nelle indagini della polizia di Treviso in collaborazione con la Scientifica. L'omicidio dell'uomo sarebbe stato commissionato dalla moglie in difficoltà economiche a Marin che, dietro il pagamento di 200mila euro, avrebbe assoldato Geremia, col quale avrebbe poi ucciso David, soffocandolo con un cuscino dopo avergli infilato in bocca uno straccio intriso di un solvente. Numerosi gli elementi indiziari raccolti dalla squadra mobile a carico degli indagati. Dopo il crollo e la confessione della moglie della vittima anche Marin ha ammesso le sue responsabilità nel delitto, coinvolgendo nell'inchiesta Geremia, anch'egli presente sulla scena dell'omicidio. Sulla base degli elementi raccolti, i due uomini, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto di omicidio in concorso volontario e premeditato. L'ultimo finito in manette, all'alba, è stato Della Giustina, accusato di favoreggiamento personale e ricettazione, per aver ricevuto e successivamente rivenduto monili in oro e orologi della vittima e della donna che erano stati ceduti da quest'ultima a Marin. E da questi a Della Giustina per simulare la rapina.
La moglie Avrebbe giocato al computer Laura de Nardo subito dopo che era stato ucciso suo marito. La donna avrebbe passato così il tempo mentre i complici inscenavano la rapina, mettendo a soqquadro le camere da letto e provvedendo, poi, a legare mani e piedi della donna e imbavagliandole la bocca con del nastro adesivo. Al termine, la donna ha svegliato, con le urla, la figlia, Sally Tonon, 40 anni, avuta da un'unione precedente e portatrice di handicap, che è riuscita a slegare la madre. Quest'ultima avrebbe recitato la parte scoprendo con la figlia il corpo dell'uomo esanime nella sua camera da letto. E' stata la figlia a chiamare il 113. Nel frattempo Marin ha raggiunto a Fregona l'abitazione di Della Giustina, consegnandogli i monili in oro che erano stati presi per simulare la rapina. All'interno del camino di casa di Marin sono stati bruciati i guanti e alcune pezze utilizzate per ripulire le tracce dell'omicidio.
Il dettaglio dei 100mila euro C’era un contratto di compravendita di parte della casa di uno dei killer, valore di 100mila euro, tra gli alibi che la de Nardo si era pre-confezionata in vista delle indagini sull’uccisione del marito. La donna, nell’interrogatorio, ha raccontato che quei 100mila euro spesi, prima tranche dei 200mila promessi a Ivan Marin, 36 anni, uno degli esecutori materiali del delitto, li avrebbe spiegati con la necessità di acquistare un alloggio nel quale voleva passare da sola la convalescenza dopo alcuni interventi chirurgici che la aspettavano. In realtà un alibi, ha confessato de Nardo, messa davanti all’atto di compravendita di una parte dell’abitazione in cui risiede lo stesso Marin.
La polizia "Siamo molto soddisfatti dell'importante risultato ottenuto - ha detto il dirigente della mobile di Treviso, Riccardo Tumminia -. Abbiamo applicato una metodologia di investigazione criminale finalizzata a scoprire dapprima l'errore nascosto in ogni singola pista d'indagine per poi scartare tutte le ipotesi non sostenibili e giungere all'unica verità possibile e rappresentabile.
Solo coì - ha aggiunto - abbiamo potuto scoprire che non si trattava di una rapina, anche se molto ben simulata, bensì di un omicidio premeditato volontario commissionato dalla moglie del defunto a un conoscente che a sua volta aveva assoldato un killer". Soddisfatto per il risultato anche il questore di Treviso, Carmine Damiano che si è complimentato con i suoi uomini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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