ORA ARRESTATE ANCHE LUI

Ieri la polizia ha arrestato il ragaz­zo dell’estintore. ilGiornale.it, grazie alle segnalazioni dei lettori, è stato il primo a smascherarlo. Ora nel mirino c’è l'uomo che ha distrut­to una statua della Madonna. Un video mostra il suo volto. Chi ha devastato Roma. Le facce dei violenti. Mandateci le vostre foto qui.  GUARDA le immagini inviate dai lettori 

ORA ARRESTATE ANCHE LUI

E adesso vogliamo lo stupratore della Madonnina. Quel tizio che tutti abbiamo visto, grazie a un video, mettere a segno la più sconvolgente delle cattive azioni: buttare per terra, sull’asfalto di via Labicana, la statuina della vergine di Lourdes. E farla a pezzi. E calpestarla. Chissà, forse questo antagonista, o chissà in qual modo gradirà essere chiamato, si è convinto che a rubargli il futuro non sia stato solo il solito Berlusconi e nemmeno le banche con annessi gnomi della finanza e della speculazione. No, lui si è indignato addirittura contro il Cielo. E ha scagliato con rabbia il segno della devozione popolare sotto i piedi. Eh no, questo vandalo non può farla franca. Come Er Pelliccia, suo degno compare di un dramma collettivo che nemmeno il soprannome da mala romana degli anni settanta riesce ad attenuare. Vi avevamo mostrato ieri in prima pagina la foto di questo ragazzo, il volto baldanzosamente scoperto, mentre lanciava un estintore contro le forze dell’ordine. Un gesto orribile e vigliacco, un momento di follia che riecheggiava dieci anni dopo la tragedia in cui tutti noi siamo ancora immersi dal luglio 2001, quella di Carlo Giuliani.

Nel 2011, per fortuna, l’Italia non ha avuto il morto, ma ha trovato, anche fra i nostri lettori, molte sentinelle della civiltà. Uomini e donne che dicono no al sacco di Roma, che non vogliono il ritorno dei Lanzichenecchi e nemmeno quello degli Anni di piombo. Er Pelliccia si è fatto fregare dalla sua «incontinenza»: è andato con la sua faccia contro i flash e i flash ci hanno restituito un’identità. Un nome e un cognome: Fabrizio Filippi. Una storia banale anche se lui in quei momenti deve aver pensato di essere al centro di un avvenimento epocale. Più modestamente i genitori, non i servizi o la spectre, l’hanno riconosciuto e hanno riportato i suoi deliri a terra. Il pavimento di una cella.

Ora tocca al suo degno compare. Che con altri energumeni è entrato nella chiesa di san Marcellino e Piero. E ha dato il via a una vera profanazione, di quelle che si vedono solo nei film. Gli incappucciati hanno spaccato la porta della sala utilizzata per il catechismo, hanno occupato il locale, hanno appeso al muro un loro manifesto, poi hanno visto il crocefisso e la statua della Madonna e a quel punto hanno deciso di compiere l’estremo oltraggio. Il video girato da una giornalista della Stampa, Flavia Amabile, documenta questa agghiacciante sequenza: la Madonnina, un’opera dei primi del Novecento dal modesto valore artistico ma dal grande valore affettivo, è fra le mani del vandalo come un trofeo. Un bottino di guerra. Le immagini sono concitate, ma si spezza il cuore quando si vede il tonfo e i pezzi sparpagliati sull’asfalto. Non basta, perché su quel che resta arriva un calcio per completare l’opera. E poi una seconda pedata, data da un altro illuminato militante, in cerca anche lui del futuro rubato. Che orrore. Ne abbiamo viste di ogni colore in questi anni, ma una profanazione del genere no, ci mancava. Forse qualcosa di simile è successo in tempo di guerra, forse a Pietrogrado dopo la Rivoluzione d’ottobre. Non nelle strade di Roma, in un pomeriggio qualunque di autunno. «È un gesto blasfemo di profanazione che non ha alcun senso», mormora don Pino Ciucci, il parroco della chiesetta presa d’assalto dai barbari.

Speriamo che il teppista non resti anonimo. Anzi, ne siamo quasi sicuri. Quando è troppo è troppo. Altre immagini ci fanno conoscere il seguito di quell’oltraggio. Alcuni giovani del Movimento, basiti dalla terrificante prova di inciviltà, gli urlano addosso, lo spingono, infine gli strappano il passamontagna che assicurava l’impunità. Cade la maschera e appare una faccia qualunque cui solo la bardatura poteva dare carisma e regalare ammirazione. Lo stupratore della Madonnina ha un volto, anche se non così nitido come quello del Pelliccia.

I capelli sono rasati, gli esperti della polizia troveranno altri elementi. E così consegneranno all’opinione pubblica e anche ai pacifici manifestanti il nome impronunciabile di chi ha cercato di cancellare Roma e la sua storia.

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