«E adesso, lotta dura e senza quartiere alla mafia, alla camorra, alla ’ndrangheta. Bisogna liberare il Mezzogiorno dalla criminalità e con Maroni stiamo mettendo a punto un’offensiva che partirà a breve». Esce dalla sede del consiglio, Silvio Berlusconi e preannuncia un nuovo obiettivo adesso che ha raggiunto i due che si era prefisso all’arrivo a Bruxelles: una ridiscussione del pacchetto ambiente-energia e l'inserimento dello spinoso tema dell’immigrazione nelle politiche comunitarie e, dunque, da decidere tutti assieme e non più singolarmente. «È ora - aggiunge deciso - di agire con assoluta determinazione! Vedrà: riusciremo a sradicare la criminalità organizzata dal Sud».
Sembra in gran forma, il Cavaliere. Anche se confessa di sentirsi un tantinello stanco «per aver difeso i nostri interessi», ma anche per via di un «mal di schiena» che lo tormenta da qualche giorno. Il che non toglie che gusti con una certa soddisfazione il risultato che riporta a Roma dopo un consiglio che per l’Italia sembrava poter divenire assai complesso. «Diciamo - ammette ora con una punta di compiacimento - che essendo divenuto il decano di questo organismo, spesso chiedono il mio parere e stanno ad ascoltare quanto dico».
La cosa funziona, e bene, stando alle concessioni strappate in tema di ambiente, ma anche su altri dossier. Certo l’unanimità non la si raggiunge sempre, tant’è che su alcuni temi prevale il rinvio, ma intanto si fanno passi avanti come è accaduto per la crisi finanziaria, per lo stop ai divieti degli aiuti di Stato e tant’altro. «Certo - borbotta il Cavaliere - se ci fosse maggior coesione... se avessimo una Costituzione e una presidenza stabile... ».
Per lui sta iniziando a divenire un cruccio. Perché è difficile - come confida ai suoi - trattare con alcuni Paesi dell’Est che modificano le proprie posizioni di volta in volta, secondo le loro convenienze, o mostrano qualche debolezza in ragione delle rispettive politiche interne. La verità è che forse solo lui e Sarkozy in questo momento (la Merkel va a elezioni tra un anno, Brown tra due o meno) riescono ad assumere posizioni decise, sapendo di aver dietro il Paese. Intorno, c’è molta confusione. «Ma se il Ppe dovesse vincere le elezioni e riuscissimo a far approvare la Costituzione agli irlandesi... », sospira. Non ha tenuto conto però della voce che a poche centinaia di metri, nella sede dell’Europarlamento, gira ormai da giorni. I conservatori inglesi, su indicazione di David Cameron, usciranno dal Ppe. «Davvero? - replica Berlusconi - Di questo non sapevo nulla né se n’è fatto cenno nel corso dell’incontro dei vertici del Ppe prima del summit».
Si vedrà. Per intanto conta il risultato raccolto. E mica solo sul clima. «Sull’immigrazione - racconta il premier - finalmente siamo riusciti a concretizzare quanto ci eravamo proposti da anni: fare del tema un oggetto di normativa comunitaria. Lo so io quanto mi ci è voluto! Telefonavo a Barroso un giorno sì e l’altro pure visto che eravamo in prima linea, più esposti di ogni altro. Finalmente si parlerà a una sola voce. Non più uno Stato solo con un altro Stato di provenienza o di passaggio. Sarà Bruxelles a decidere come ci si dovrà comportare. Non è cosa da poco, no? Anzi, sa che le dico? Che per noi è una grande vittoria». «E adesso - aggiunge con decisione - sotto con il resto... ».
E il resto è continuare a muoversi come una trottola - nonostante il mal di schiena - per organizzare quel G-plus che ha in mente da tempo e che si terrà l’anno prossimo proprio in Italia: accanto al G7 più i russi, il premier vuole anche Cina, India, Brasile, probabilmente Egitto e Sudafrica per cercare di metter ordine nell’economia mondiale. «Mi metto in moto già la prossima settimana - annuncia - per discutere a Pechino con i cinesi. Poi da gennaio ci saranno incontri con gli indiani e con tutti gli altri».
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