«Ora un piano nazionale che premi i virtuosi e fermi questa anarchia»

«I cronici disservizi di cui soffre gran parte della nostra rete di trasporto stanno producendo effetti sempre più negativi sul versante del turismo, proprio il settore su cui si dovrebbe maggiormente puntare per recuperare risorse».
Michela Vittoria Brambilla, onorevole «matricola», un sottosegretariato e una missione: riportare l’Italia sulla vetta del mercato mondiale del turismo.
Un obiettivo ambizioso.
«Ma vitale, e che per la sua natura sistemica non può essere affrontato da un solo dicastero. Tutte le autorità di governo, Tremonti in primo luogo, oggi lavorano da un lato per abbattere gli enormi sprechi della spesa pubblica e dall’altro per reperire risorse che riportino il paese sulla via dello sviluppo».
Sì, il tema è chiaro. Bisogna capire come agirete.
«Stiamo ultimando un dossier, che presenteremo alla fine dell’estate, che testimonia come oggi si opera troppo spesso in regime di anarchia proprio nel settore, quello del trasporto aereo, dove sarebbe invece necessario un piano nazionale».
Piano nazionale?
«Ormai sono molti anni che in Italia non esiste più una politica turistica degna di questo nome, che sappia mettere a sistema tutta l’offerta di cui disponiamo e commercializzarla con successo, come accade ad esempio in Spagna. Lì lo Stato assicura collegamenti viari e ferroviari agli aeroporti. Una pista di atterraggio non può sorgere là dove non ci sono strade. Il turista straniero fa? Sbarca e visita l’aeroporto?».
Uno stop agli scali fantasma dunque.
«E contemporanea valorizzazione degli aeroporti virtuosi. Un esempio su tutti, lo scalo di Catania: sta aumentando il volume dei passeggeri, ma è altrettanto vero che i turisti che atterrano lì poi non dispongono di linee per raggiungere rapidamente le destinazioni che hanno prescelto. Così il turista tedesco che voglia visitare Noto o Caltagirone, esempi unici al mondo di arte barocca, deve arrangiarsi come può, magari spendendo 100 euro di taxi, sempre che ne riesca a trovare uno disponibile».
Non una bella prospettiva.
«Il fatto è che i grandi tour operator sono da questo punto di vista esigentissimi: o il turista che si rivolge loro può viaggiare rapidamente o viene dirottato altrove. Ed è appunto quel che sta succedendo: i nuovi clienti che si affacciano sul mercato, russi e cinesi, disertano l’Italia. Perché sono viaggiatori che hanno bisogno di offerte su misura, di soggiorni che spesso non superano gli otto giorni: quindi se i tempi di percorrenza tra scalo e destinazione sono eccessivi, il tour operator li dirotta altrove».
Tipo in Spagna.
«Appunto.

La Spagna sul turismo ci sta dando la polvere proprio perché ha messo a sistema la rete degli scali in modo da renderla funzionale alle esigenze del turista. Da noi c’è, invece, un colossale sperpero di risorse. Non è ammissibile che con denaro pubblico si intraprendano iniziative che non rispondano a criteri di funzionalità.

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