Ora regole più chiare anche per le Big tech

Crescere in un mercato sempre più dominato dalle multinazionali della tecnologia è una sfida. Lo sa bene Pier Silvio Berlusconi, AD di MFE-MediaForEurope, che durante la presentazione dei risultati finanziari del 2024 ha celebrato il successo del gruppo, ma ha anche lanciato un segnale d'allarme: servono regole più eque per le Big Tech. I colossi del web godono di vantaggi competitivi enormi, rischiando di soffocare i media tradizionali e, con essi, una parte cruciale dell'economia europea. Lo stesso schema si ripete nel settore del trasporto pubblico non di linea, dove piattaforme come Uber stanno ridefinendo le regole del mercato. Ridefinendo, sì. Ma per chi?

Nel nome della «modernità», si spaccia per progresso un modello che, nei fatti, significa meno tutele per i lavoratori e più incertezza per i consumatori. Uber, oltre a non rispettare le norme vigenti, applica tariffe dinamiche che cambiano in base alla domanda, senza che il cliente sappia esattamente quanto pagherà alla fine della corsa. Un algoritmo decide il prezzo, senza alcun controllo, senza trasparenza. Così, mentre i taxi operano con tariffe stabilite e regolamentate, Uber può muoversi con una libertà che gli altri operatori non hanno. Eppure, le alternative esistono. InTaxi, piattaforma tutta italiana, dimostra che innovazione e regole possono convivere. Se la battaglia di MFE contro le Big Tech è sacrosanta, allora questa sensibilità dovrebbe valere per tutti i settori. Se è sbagliato che le multinazionali del web soffochino l'editoria tradizionale, lo è altrettanto permettere che un colosso come Uber stravolga il trasporto pubblico senza regole chiare e uniformi per tutti. Il futuro che vogliamo dipende da quali battaglie scegliamo di combattere.

E su questo fronte, con il Presidente Berlusconi, forse ci troviamo dalla stessa parte della barricata. Perché la concorrenza sleale delle Big Tech minaccia tanto i media, quanto il trasporto pubblico e altri settori merceologici.