La memoria bambina dell'Olocausto conservata attraverso le favole. Niente di meglio, probabilmente. Il settantenne Uri Orlev scrittore israeliano di origine polacca sopravvissuto al lager di Bergen e specializzato in letteratura per l'infanzia, sta girando l'Italia in questi tre giorni dedicati al ricordo della tragedia dei campi di sterminio nazisti con il ciclo di rassegne «Giovani memorie della Shoa». Molti dei suoi libri sono stati best-seller del genere nel nostro Paese. Anche per questo è qui. Lo scenario è l'istituto romano Santa Maria di viale Manzoni dove questa mattina Orlev ha parlato ai ragazzi della sua esperienza di bambino nel campo di di Bergen Belsen, dove - tra l'altro - morì Anna Frank (consigliabile a questo riguardo la lettura del magnifico Corri, bambino, corri). Il tutto dopo aver assistito al film «L'isola in via degli Uccelli», adattamento dall'omonimo romanzo.
Nel corso dell'incontro, organizzato da Alberto Tancredi, Orlev si è scusato spesso per aver rapportato gli episodi della sua vita durante la guerra nel ghetto di Varsavia come delle «avventure». «In effetti parlo di avventure - spiega Orlev - perché è così che a me sembrò; se penso a quei giorni mi immagino come un eroe di un thriller che doveva lottare per sopravvivere assieme ad altri bambini fino all'happy ending dell'ultima pagina». Fortunatamente per Orlev fu il fato a provvedere all'agognato lieto fine. Per lui l'esperienza della guerra si concluse felicemente nell'aprile 1945 quando un battaglione di anglo-canadesi lo liberò e curò.
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