Guerra alla malattie genetiche della pelle. Un risultato che si può ottenere solo migliorando l'assistenza ai pazienti dei Paesi del bacino Mediterraneo, puntando sulla formazione del personale medico e paramedico, con l'ausilio di corsi residenziali itineranti o con accoglienza all'ospedale pediatrico Bambino Gesù e in strutture francesi e inglesi. È solo uno dei punti su cui si basa la strategia per affrontare queste malattie su cui esperti provenienti da 26 Paesi europei e del Medioriente stanno discutendo nel corso dell'International Meeting Together Against Genodermatoses, i cui lavori si chiuderanno solo domani all'ospedale pediatrico della capitale. Ma per ottenere risultati concreti bisogna anche far leva sulla telemedicina e su una rete internazionale e istituire associazioni di malati, creando così un database per patologia e per singolo Paese.
Le genodermatosi appartengono a gruppi di malattie cutanee genetiche, la cui incidenza è maggiore a causa dei matrimoni tra consanguinei. «L'obiettivo - osserva Maya El Hachem, responsabile della dermatologia del Bambin Gesù - è arrivare a un approccio multidisciplinare e multiculturale. Anche per questo, gli aspetti bioetici della diagnosi molecolare e prenatale saranno discussi in una tavola rotonda con esperti di religione islamica e cattolica».
«In primo luogo bisogna partire da una corretta e puntuale informazione sul carattere genetico delle patologie - ha sottolineato Bruno Dallapiccola, direttore scientifico della struttura - per evitare che continuino a essere trasmesse all'interno della famiglia».
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