Viviana Persiani
Che Milano abbia voglia di teatro lo si evince chiaramente dalle 1.500 prenotazioni ricevute dallOtello, progettato e diretto da Corrado dElia, in scena fino al 23 luglio al Teatro Libero. Anche perché la rilettura offerta dal deus ex machina della scena di via Savona è una rivisitazione in chiave moderna di una delle opere più famose di Shakespeare. Un motivo di interesse in più, insomma, per premiare la scelta estiva coraggiosa di una stagione che si protrae fino a luglio inoltrato.
«Si tratta - spiega il direttore della sala, dElia - della ripresa di uno spettacolo che debuttò felicemente qualche anno fa e che, da allora, riproponiamo, ogni stagione, con enorme soddisfazione».
Come avete risolto il problema della scenografia?
«Una delle caratteristiche che ci ha sempre contraddistinto nelle nostre produzioni è lessenzialità. Così, anche questa volta, senza tradire questo nostro stile di far teatro, abbiamo puntato su originalità e ritmo, poesia e colore alla continua ricerca di un teatro di misura, avvalendoci di una non-scenografia, semplice ed essenziale».
Ovvero?
«La vedrete nera come linferno con una nicchia centrale sul fondo per incorniciare visioni e due tombe dacqua in primo piano, due pozze di oltre due metri che, più che il mare delle città in cui si svolge la tragedia, evocano vischiose trappole dellanima, magiche bolle sorgive cui attingere la forza per realizzare le trame di Iago. Praticamente, unico elemento di scena è un trono mobile affilato come una lama, emblema di potere».
Perché questa accentuazione dellelemento acqua?
«Si tratta di uno spettacolo bagnato; noi attori siamo continuamente fradici, ci buttiamo sempre nellacqua, elemento caratterizzante e costante dellOtello».
È una messinscena in costume?
«Assolutamente no. In quanto rilettura moderna, contemporanea, scandita da ritmo e velocità, gli attori salgono sul palco vestiti con un trench nero, attuale ed essenziale».
Qual è il suo personaggio?
«Accanto a Marco Brancato (Otello) ed Elisa Pella (nei panni di Desdemona), io interpreto Iago. Dopo uno studio sottile e approfondito sui protagonisti del dramma, ho deciso di dare il volto a questa figura che si svela nel corso della tragedia. Apparentemente di buone intenzioni, con un viso bonario, in realtà i suoi piani malvagi si materializzano man mano, fino alla fine, quando il pubblico resta con il dubbio su ciò che ha visto: si è trattato di realtà o semplicemente del sogno di Iago?»
Quindi una versione quasi psicologica?
«Direi di sì.
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