Matteo Sacchi
Sono tante le vicende eroiche nella storia del corpo degli alpini. Tra queste c'è anche una incredibile avventura polare condotta dall'allora capitano Gennaro Sora (1892-1949) e da otto alpini. Sora (al centro nella foto) si era distinto durante la Prima guerra come ufficiale estremamente coraggioso, al limite del temerario come dimostravano le sue tre medaglie d'argento. Nel 1928 proprio per queste sue caratteristiche fu inviato a supporto delle operazioni polari del Dirigibile Italia. Il sorvolo del Tetto del mondo si rivelò però molto più complesso del previsto. Investito da forti venti, il dirigibile precipitò sulla banchisa polare il 25 maggio. I superstiti cercarono di organizzarsi alla meglio per comunicare e sopravvivere coi pochi materiali rimasti sul pack.
Non appena al campo base, che faceva capo alla nave Città di Milano comandata dal comandante Romagna Manoja, fu chiaro che qualcosa era andato storto. Sora espresse la volontà di mettersi subito alla ricerca dei superstiti. Entrando per questo in contrasto con il superiore che intendeva seguire una linea di maggiore cautela, ma densa di errori. Sora si mosse di sua iniziativa. Intanto i primi soccorsi autorizzati furono mandati nella direzione sbagliata. Il sergente maggiore Sandrini e l'alpino Pedrotti insieme con Albertini e Matteoda, due membri del Sucai, furono inviati a Bluffodden. Da qui a bordo di una piccola barca a remi, la Liv, gli alpini esplorarono la costa fino a Norskøyane. Il 4 giugno vennero imbarcati e trasportati verso Mosselbukta dove si unirono a un secondo gruppo di alpini composto da Sora, il caporale Bich e gli alpini Cesari e Pelissier. Fecero poi tutti ritorno a Kongsfjorden.
Le novità provenienti via radio dalla famosa Tenda Rossa, eretta dai superstiti dello schianto, spinsero però gli alpini a ripartire immediatamente per Nordaustlandet, dove fu approntato un campo base dal quale furono organizzate numerose spedizioni. La più importante, comandata dal capitano Sora con l'ingegnere danese Ludovico Warming e l'olandese Sjef van Dongen, un esperto conduttore di cani da slitta, aveva il compito di soccorrere Malmgren, Mariano e Zappi che avevano lasciato la Tenda Rossa. Fu un tentativo coraggioso ma fallimentare. Dopo innumerevoli cadute in acqua, con i cani esausti ormai più un peso che un aiuto, raggiunsero finalmente la terra ferma dove furono costretti a cibarsi dei pochi cani rimasti vivi e di uova di uccelli. L'11 luglio, ormai al limite della sopravvivenza furono soccorsi da 3 aerei.
Le foto di questa tremenda avventura polare, scattate anche dallo stesso Sora, sono visibili alla mostra al Museo della Scienza e della tecnica di Milano: Il Generale Nobile e il Capitano Sora al Polo Nord, aperta fino al 25 maggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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