Di cosa vogliamo occuparci? Di salute, di tecnologia, di accesso alle cure e di longevità. Quindi di innovazione della Digital Health nella silver economy.
Fatte queste premesse, è evidente che la digitalizzazione del rapporto con la salute sarà un settore sempre più rilevante nel prossimo futuro. La maggiore longevità, la necessità più estesa d’accesso ai servizi di cura e la disponibilità di nuovi trattamenti sta profondamente modificando la vita degli over 65. E proprio per questa ragione, la silver economy - nota anche come senior economy - rappresenterà probabilmente uno dei motori della ripresa economica, sia europea che mondiale. Nel 2020, ad esempio, le dieci migliori startup dedicate all’assistenza agli anziani hanno raccolto investimenti tra i 4 e i 20 milioni di euro. E, secondo Confindustria, il valore della silver economy negli Stati Uniti ammonterebbe a 7.6mila miliardi di dollari l’anno, 15.6mila a livello mondiale. Una vera e propria “potenza mondiale”, dopo gli USA e prima della Cina.
È di questo che ci vogliamo occupare: raccontare quel profondo legame che ormai lega la tecnologia al benessere, comprendere quali siano le sue potenzialità nel migliorare la qualità di vita degli anziani e, ancora, quanto le tecnologie abilitanti possano rendere il lavoro dei care-givers meno gravoso, da un lato, e quello degli assistenti sanitari più efficace, dall’altro. Esplorando le crescenti possibilità date dalla tecnologia, le reali esigenze e le capacità di adattarsi al cambiamento del target dei silver, e le ricadute economiche che tutto questo potrà portare alle aziende leader ma anche alle nuove startup, del settore.
Una partnership strategica
ilGiornale.it affronta queste tematiche forte di una partnership con Next-H, content provider e startup innovativa che si fonda su una trentennale esperienza in marketing e comunicazione della sanità vista dal campo, che ci aiuterà a monitorare e comunicare, con un approccio editoriale science & data driven, l’innovazione della salute nella popolazione over.
Il futuro della salute
Negli ultimi anni sono pochi i temi che hanno resistito in sottofondo, diventando presenze stabili e rilevanti nelle nostre vite di tutti i giorni, al di sopra del flusso di notizie quotidiane che spesso creano un sempre più rumoroso "fiume" informativo. Tra questi vorremmo porre l’accento sui tre che sembrano intrecciarsi tra loro e fornire spunti per una nuova narrativa legata al futuro dell’accesso alla salute e al concetto stesso di longevità.
Gli anni della salute
Non si può dire che quelli che stiamo vivendo non siano gli “anni della salute”. Questa tematica è diventata sempre più centrale non solo all’interno della discussione pubblica, ma anche come elemento portante della sfera privata. La maggiore longevità media della popolazione, la necessità di supportare patologie croniche della terza età, il problema delle pandemie - come ad esempio la recente dovuta al Covid - hanno riportato l’attenzione per una salute accessibile e disponibile per tutti. Coinvolgendo tutti gli aspetti della vita pubblica e privata: il benessere è tornato a essere primario nell’agenda politica ma ha trovato sempre più spazio anche nell’intrattenimento come riflesso della nostra società, fino a giungere a considerazioni di natura etica o giuridica.
D’altronde, questa maggiore attenzione alla salute - una questione che va di pari passo con l’età anagrafica - trova conferma anche nei dati di spesa degli italiani. Stando a una recente analisi della Ragioneria dello Stato, le famiglie italiane spendono in media 1.385 euro l’anno per le loro necessità di salute. Un dato più forte al Nord, dove si raggiungono i 2.571 euro, ma comunque rilevante anche al Sud, di circa 800 euro più basso. Ma non è tutto, poiché il peso maggiore di questa spesa è proprio dovuto all’assistenza agli anziani.
Così come evidenziato da un rapporto Osmed relativo alle spese di farmacia, l’investimento pro-capite per le questioni di salute ammonta in Italia a 392,81 euro. Un dato che aumenta nella popolazione anziana, con una spesa media di 558 euro: d’altronde, il 97% della popolazione over 65 ha ricevuto, nell’ultimo anno, almeno la prescrizione di un farmaco o di un trattamento medico.
Non stupisce, di conseguenza, che il settore dell’healthcare sia quello che, a livello di mercato, stia ottenendo le maggiori performance. Nel corso del 2021, ad esempio, le startup statunitensi della digital healthcare hanno ottenuto finanziamenti record, pari a 14 miliardi di dollari. E a questo si aggiungono i fatturati delle grandi farmaceutiche che, anch’esse, hanno deciso di puntare non solo sulla farmacologia ma anche sulla produzione di dispositivi digitali di monitoraggio. Basti pensare che la liquidità totale delle farmaceutiche è passata da 159.2 miliardi di dollari del 2019 ai 197,8 miliardi attuali. Il tutto, senza nemmeno considerare le performance delle società high-tech che, pur non occupandosi di salute come loro core primario, ne traggono comunque vantaggio: le performance di Apple Watch, lo smartwatch dalle funzioni “health” più avanzate sul mercato, e i servizi correlati valgono da soli più dell’intera IBM. Tanto che, se fossero considerati un’azienda a sé stante rispetto ad Apple, occuperebbero la posizione 115 delle classifica delle aziende dalle migliori performance al mondo.
Una tecnologia sempre più vicina
Mentre la ricerca scientifica procede a passo spedito, garantendo cure per patologie della terza età impensabili solo pochi decenni fa, un aiuto importante arriva dalla tecnologia. Il settore dell’high-tech si è sempre più interessato al tema del benessere, tanto da non investire più solamente in tecnologie per il settore sanitario ma anche sui più disparati dispositivi rivolti all’utenza finale, allo scopo di aiutare i pazienti a monitorare le loro condizioni di salute. Si tratta di una vera e propria “democratizzazione” dell’accesso alla diagnosi precoce, ad esempio, ma anche di un aiuto fondamentale sia per i pazienti che per i loro caregivers. La tecnologia ha infatti permesso, soprattutto negli ultimi anni, di rendere sempre più autonome ed efficaci le cure domiciliari e, ancora, di incrementare l’efficacia di tutti i servizi di assistenza. Nel dettaglio
- Monitoraggio H24: grazie a dispositivi poco ingombranti e completamente user-friendly come i wearable - dagli smartwatch ai fitness band - oggi le principali funzioni vitali dei pazienti possono essere monitorate nell’arco delle 24 ore. Frequenza cardiaca, livello di saturazione dell’ossigeno nel sangue, temperatura e, nelle soluzioni più avanzate, anche ECG in tempo reale: ciò velocizza il riconoscimento di anomalie o situazioni potenzialmente pericolose, riducendo il rischio di conseguenze nefaste;
- Assistenza remota: grazie alle potenzialità abilitate dalla tecnologia, e da un accesso sempre più universale alle connessioni veloci, l’assistenza al malato non è più solo on-site, ma anche remota. Oggi esistono wearable, ad esempio, che avvertono in real-time i familiari oppure il personale medico di anomalie rilevate sul paziente. Ancora, tramite la telemedicina si riduce il divario all’accesso ai consulti medici, con la possibilità di vagliare il parere di specialisti geograficamente lontani o, ancora, fuori dagli orari di ambulatorio;
- Soccorso immediato: non bisogna inoltre dimenticare come questi dispositivi, tra cui i principali smartwatch, abbiano anche rivoluzionato l’universo dei servizi di soccorso. Vi sono in commercio degli orologi intelligenti, giusto per citare i casi più esemplari, in grado di rilevare cadute accidentali o la perdita di coscienza, allertando in modo completamente automatico i servizi di soccorso.
Un Paese sempre più longevo ed un'economia in crescita
Entro il 2050 la popolazione anziana mondiale è destinata a raddoppiare. Questo si traduce in oltre 2 miliardi di persone over 70, su una popolazione totale di circa 9 miliardi di persone, che potenzialmente avranno bisogno di accedere a servizi e tecnologie specificatamente pensati per la terza età. Basti pensare come, già ora, in Italia vi siano almeno 600.000 anziani colpiti da Alzheimer: una cifra che richiede una mobilitazione diretta - come i familiari - e indiretta - ovvero le strutture sanitarie - di ben 3 milioni di persone. Allo stesso tempo, uno stile di vita più sano, lo sviluppo di cure sempre più mirate ed efficaci e la progressiva cronicizzazione di patologie un tempo incurabili hanno effetti diretti sull’aumento della longevità e, di fatto, sul “rallentamento” dell’invecchiamento.
Già oggi, stando a quanto confermato dalle più recenti rilevazioni Eurostat, l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di anziani. La popolazione over 65 rappresenta ben il 22,8% del totale, contro una media UE del 20,3%. E questo dato è ovviamente destinato ad aumentare in futuro.
Aumenta quindi la fascia di popolazione che potrebbe avere bisogno di assistenza domiciliare o da remoto, di strumenti di monitoraggio, di un accesso precoce ai servizi di cura e assistenza e, ovviamente, anche alla prevenzione. Aumentano di conseguenza anche le positive ricadute economiche di un settore che si delinea sempre di più redditizio ma anche strategico per la gestione delle esigenze di questa fascia di età.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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