L'incontinenza urinaria, non risparmia il sesso maschile. Una condizione pesante a livello psico-fisico, che può verificarsi come conseguenza di un intervento chirurgico di asportazione della ghiandola della prostata, a causa di un tumore. Sono circa 21mila le prostatectomie radicali che ogni anno si eseguono nel nostro Paese, con un tasso di incontinenza successiva, variabile dal 6 al 26 per cento.
L'avanzamento tecnologico, in questo ambito, è però più che mai di grande aiuto. Infatti, quando i risultati con le terapie tradizionali (farmacologiche o riabilitative) non arrivano, benefici sul controllo dell'incontinenza urinaria, si possono ottenere grazie alla neuromodulazione sacrale, mediante impianto di pace-maker vescicale: un semplice sistema, che invia lievissimi impulsi elettrici, attraverso un piccolo elettrodo, ai nervi sacrali, quelli che controllano la vescica e i muscoli circostanti deputati alla funzione dello svuotamento vescicale e intestinale. Il neurostimolatore (delle dimensioni di un medaglione), impiantato in anestesia locale sottocute, nella parte superiore del gluteo o nella parete addominale, è collegato ad un elettrocatetere. Con un telecomando, il paziente può accendere, spegnere e regolare l'intensità della stimolazione. Mentre il medico, con l'ausilio di un programmatore esterno, può intervenire in modo da ottimizzare la terapia, secondo ogni singolo caso. La neuromodulazone sacrale con pace-maker vescicale è una metodica presente da anni e nel mondo finora è stata applicata, su oltre 125mila pazienti.
Andrea Ceresoli, direttore del Centro milanese della continenza , lavora all'Ospedale San Giuseppe di Milano nella clinica urologica II dell' università di Milano, diretta dal professor Guarneri.
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