Era il Paese dell'uguaglianza tra i lavoratori. Almeno secondo i miti del comunismo realizzato. Ora pare si sia trasformato nel suo contrario.
In rapporto alle dimensioni dell'economia la Russia ha un numero di miliardari che è il doppio di quello degli Stati Uniti: 36 contro 19 per ogni mille miliardi di pil. Tra i Paesi avanzati è quello con le maggiori diseguaglianze di reddito e patrimonio, paragonabile all'America Latina: il 10% della popolazione controlla più o meno la metà della ricchezza nazionale. In Europa occidentale il top 10% è padrone «solo» di un terzo.
Visti i dati, non meraviglia più di tanto che l'83,8% dei russi consideri ingiusta la situazione sociale nel proprio Paese. E l'ingiustizia è avvertita in tutti gli ambiti: dall'accesso a cure sanitarie ed educazione, fino a condizioni di vita e possibilità lavorative.
Svetlana Mareeva, sociologa della scuola Superiore di economia di Mosca, che l'estate scorsa ha presentato uno studio sul tema, mette però le cose in chiaro. Non è che i russi siano ridiventati comunisti, tutto il contrario: «sono ben disposti a tollerare forti diseguaglianze di reddito, se pensano che ci siano buone ragioni per giustificare delle differenze». È giusto che chi lo merita, chi può vantare delle competenze, guadagni più degli altri. Il problema è che le «regole del gioco» non vengono rispettate. Non c'è uguaglianza di opportunità e studiare, darsi da fare, essere efficienti sul lavoro conta solo per il 38,5% della popolazione. Per tutti gli altri le qualità decisive sono la fortuna e il sapersi muovere, avere i contatti giusti. Quanto agli sforzi dell'autorità pubblica, i russi, tra tutti gli europei, sono i più negativi: il 40% degli interpellati ritiene che lo Stato faccia poco o nulla per aggiustare le situazione e correggere le diseguaglianze ingiustificate.
Sono cifre che, probabilmente contribuiscono a spiegare l'attenzione con cui giovani e ceto medio seguono movimenti di protesta come quello di Alexei Navalny. Diseguaglianze e mancato rispetto delle regole del gioco colpiscono e vengono considerate più insopportabili perfino della povertà in quanto tale. Anche perchè nel ventennio di Putin (e nonostante gli ultimi anni di crisi), i miglioramenti ci sono stati. Nel 2019 la soglia di sussistenza è stata fissata a 170 dollari mensili e al di sotto di questo livello c'erano 20,9 milioni di persone, il 14,3% della popolazione. Nei terribili anni '90 i poveri toccarono un picco di 49,3 milioni nel 1992, e ancora nel 2000 erano 42 milioni.
Restano le incredibili differenze tra regione e regione.
Nella zona artica di Nenets, ricchissima di gas, e dove le condizioni di lavoro durissime vengono ripagate da buoni stipendi, il reddito medio è di 70mila dollari, 43 volte tanto che in Inguscezia, nel Caucaso, dove è pari a 1.600 dollari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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