«Pagate gli abbonamenti». Scoppia la rivolta del tifo

Alessandro Parini

da Torino

Povera Juve. Caduta in basso che più basso non si può, tra intercettazioni, perquisizioni e sospetti di ogni genere. Ieri, dopo la visita della Finanza nella sede di corso Galileo Ferraris e nelle abitazioni di Moggi, Ibrahimovic e Cannavaro, dopo le solite frasi di circostanza degli avvocati («siamo tranquillissimi, non abbiamo nulla da nascondere»), dopo avere finalmente preso atto che l'odierno consiglio di amministrazione è stato convocato per le 14.30, la Signora ha anche dovuto subire un attacco dei suoi tifosi. Pare infatti che la società abbia sollecitato il pagamento degli abbonamenti per il prossimo campionato. A capeggiare la protesta è Pino Filippelli, presidente dello Juve club Cherasco, che si è rivolto all'odierno cda chiedendo di congelare il rinnovo degli abbonamenti: «Ci sentiamo presi a calci in bocca. Non sappiamo neppure se l'anno prossimo giocheremo in serie B o in C1 e il coordinamento dei club, emanazione della società, ci chiede i soldi ricordandoci che il termine è scaduto il 15 maggio». L'elenco dei club in rivolta tocca tutta la Penisola: «Il coordinamento dei club - riprende Filippelli - ci ha risposto che non è successo niente e che non esiste alcun motivo per cambiare le disposizioni, nei prezzi o nei tempi (Rampulla, coordinatore per la Juve in serata dirà: «Non mi risulta alcuna protesta... E comunque, se necessario, la scadenza del 27 potrà essere prorogata», ndr). Si tratta, ancora una volta, di una dimostrazione di arroganza». Durissimo. I club bianconeri firmatari del documento («sono 172 - rivela Filippelli - ma per il momento alcuni non vogliono che il loro nome venga pubblicato») rivolgono così un appello alla proprietà del club bianconero e alle istituzioni piemontesi: «Chiunque ritiene che questa amata squadra sia, con l'altra compagine calcistica della città, un ricco patrimonio da difendere, ha l'obbligo morale di non disperderlo».
Non passa giorno, insomma, senza che arrivi una brutta notizia sia sul piano sostanziale che dell'immagine. In questo quadro, si riunisce oggi un cda che si occuperà «dell'aggiornamento delle operazioni societarie e dell'attribuzione delle deleghe e dei poteri all'amministratore Carlo Sant'Albano». Il quale diventerà così l'uomo forte fino al 29 giugno (giorno in cui sarà nominato il nuovo consiglio) e oltre: almeno per un altro anno, pare. Ieri lo stesso Sant'Albano e Gianluigi Gabetti, rispettivamente amministratore delegato e presidente dell'Ifil, hanno incontrato Fabio Capello ribadendogli la stima della proprietà augurandosi che possa essere lui il traghettatore verso il nuovo corso bianconero: pur mancando conferme ufficiali e magari in attesa di nuovi incontri prima della partenza di Capello per Pantelleria, martedì, pare che Don Fabio sia indirizzato a declinare l'offerta nel caso in cui la Juve venisse retrocessa in B o addirittura in C. Tempi duri per non dire durissimi, insomma, anche perché la Juve non potrà certo aspettare l'ultimo grado della giustizia sportiva per sapere chi sarà il prossimo allenatore: così, se Capello si chiamerà fuori, il toto-papabili indica Novellino e Donadoni come suoi possibili eredi.
Nella corsa al «si salvi chi può» si è anche già iscritto Pavel Nedved: «Dopo il mondiale potrei anche lasciare il calcio - ha dichiarato l'ex Pallone d'oro da Seefeld, in Austria, dove si trova con la Repubblica ceca -.

Quest'estate compirò 34 anni e non so se avrò ancora voglia di giocare. Si parla molto di un'eventuale retrocessione della Juventus: da questo dipenderà la mia decisione sul futuro». Più che una minaccia, è un addio a tutti gli effetti.

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